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Bilancio di fine anno del sindaco, i LibDem: "Sparita la cultura, l'urbanistica e la pressione fiscale"

"Siamo rimasti colpiti dalla quasi totale assenza di accenni a tre temi importanti, e spesso bistrattati in questi anni: la cultura, la programmazione urbanistica e la pressione fiscale"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Nel consueto bilancio di fine anno, al Sindaco non resta che fare la conta degli investimenti. Dopo, ma solo dopo, un accenno ai problemi sempre più pressanti di tenuta sociale. Se il buongoverno potesse misurarsi solo con gli investimenti, ci sarebbe da essere rassicurati. Purtroppo così non è.

E anche rimanendo sul tema investimenti e opere compiute/da compiere, non mancano le perplessità. Sul progetto di videosorveglianza, che continuiamo a non capire come possa costare almeno 5 volte più di progetti simili adottati in città anche più grandi di Cesena. Sul terzo lotto della Malatestiana, se non viene risolta e affrontata la questione di quale funzione complessiva assegnare a quel fiore all’occhiello. Sul Novello, che non è solo parco ma anche previsione edificatoria dalla sempre più dubbia utilità.

Sul nuovo Ospedale, se prima non si analizzano i bisogni sanitari del nostro territorio, per evitare di costruire qualcosa che non risponda alle reali esigenze. Il richiamo al sociale come una delle sfide per il futuro è giusta, a patto che si cominci ad essere conseguenti con le azioni amministrative, abbandonando la conservazione e la protezione delle rendite, e ci si apra veramente al welfare di nuova generazione che deve necessariamente coinvolgere il mondo del privato e dell’impresa. Come abbiamo detto qualche giorno fa, le scelte contenute nel bilancio 2018 non vanno in questa direzione, e i disabili continuano a non poter utilizzare i mezzi pubblici.

Siamo rimasti colpiti dalla quasi totale assenza di accenni a tre temi importanti, e spesso bistrattati in questi anni: la cultura, la programmazione urbanistica e la pressione fiscale. Sulla prima, speravamo in una ammissione di responsabilità per il progressivo decadimento della offerta complessiva, testimoniata dalle sempre più numerose voci critiche che si sono levate in città, a prescindere da colori e appartenenze. 

Sulla seconda, speravamo di avere notizie sul futuro piano regolatore, annunciato ormai parecchi anni fa, e del quale si sono perse le tracce, favorendo di conseguenza un approccio disorganico ed esclusivamente demagogico allo sviluppo del territorio (il “consumo zero”, ma non sempre). Sulla terza, siamo sempre convinti che si possa e si debba fare di più, come dimostrano i sostanziosi avanzi di bilancio.

Da ultima, una considerazione di prospettiva. Leggendo i resoconti giornalistici, il Sindaco avrebbe affermato: “Penso che potremo contare ancora sui 10 punti percentuali in più rispetto al risultato medio nazionale che il PD prende abitualmente nelle elezioni comunali a Cesena.” Ebbene, se i sondaggi hanno una qualche credibilità, il PD è dato intorno al 25% su base nazionale. Prendendo per buone le valutazioni del Sindaco, a Cesena il suo partito potrebbe quindi arrivare al 35%, lontano da prospettive di vittoria al primo turno, e con tutte le incertezze legate ad un eventuale ballottaggio. Per affrontare questo aspetto, non ci sono investimenti che tengano. Servono due concetti molto forti: discontinuità e confronto. Se l’unica autocritica concessa è quella relativa alle lungaggini burocratiche per i piccoli lavoretti, c’è ancora tanta strada da fare.

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