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Confartigianato: "Stop alla concorrenza sleale nell'autotrasporto"

La crisi dell'autotrasporto si aggrava nel Cesenate e nel territorio provinciale con la chiusura di nuove imprese, anche di un certo nome e di rilevanza, e con la sofferenza marcata di chi resta sul mercato

La crisi dell'autotrasporto si aggrava nel Cesenate e nel territorio provinciale con la chiusura di nuove imprese, anche di un certo nome e di rilevanza, e con la sofferenza marcata di chi resta sul mercato. La situazione è molto grave e richiede maggiori sforzi per favorire il ripristino di un'ambiente non ostile alle aziende regolari del settore, come Confartigianato Trasporti cesenate ha chiesto anche nei mesi scorsi in una lettera inviata al Prefetto in cui rimarca la necessità di una maggior tutela per il settore dell'autotrasporto merci conto terzi.

“Una delle cause più serie della situazione precaria che sta mettedno in ginocchio il settore va ricercata - sottolinea il presidente di Confartigianato Trasporti cesenate Valerio Cangini - nell'esistenza di una cronica turbativa di mercato che alimenta la concorrenza sleale, e influenza negativamente la remunerazione dei servizi di trasporto, costringendo numerose imprese a prestare servizi sottocosto, soprattutto nei trasporti internazionali e nei trasporti nazionali di linea. La posizione dominante della committenza e di chi fa attività d'intermediazione (agenzie, intermediari, spedizionieri, imprese di logistica), favorisce servizi al massimo ribasso da parte degli autotrasportatori, e spesso impone servizi non remunerati (ad esempio gestione pallets, servizi di facchinaggio, mancati rimborsi per attese prolungate ai carichi-scarichi della merce)”.

“Le situazioni di concorrenza sleale – prosegue il responsabile di Confartigianato Trasporti cesenate Eugenio Battistini -  riguardano evasione contributiva e fiscale e aggressione al cabotaggio nazionale da parte di imprese europee ed italiane che hanno operato delocalizzazioni all'estero, in paesi neo-comunitari dove esistono condizioni competitive enormemente più vantaggiose. Basti pensare alla differenza del costo del gasolio, del lavoro e della tassazione presenti in questi paesi. Non è un caso che anche molte imprese italiane abbiano iniziato da tempo a delocalizzare sedi in Romania, Bulgaria, Slovacchia per competere ad armi pari con i vettori di trasporto europei. Un altro problema è la distorsione della concorrenza da parte di imprese di trasporto italiane che sempre di più ricorrono a lavoratori stranieri distaccati o somministrati da agenzie interinali romene, slovacche, usufruendo di vantaggi contributivi e fiscali enormi”.

“Sono fondamentali – rimarca il presidente Cangini - il rispetto dei costi minimi della sicurezza e provvedimenti che riducano il costo del gasolio e la tassazione (accise, Iva) nei confronti del trasporto professionale, che penalizza enormemente la competitività dei vettori italiani rispetto a quella dei vettori degli altri paesi europei. Per limitare il fenomeno dell'appalto dei servizi di trasporto al massimo ribasso, il Governo deve varare una norma che disponga a carico dei soggetti intermediari dei servizi di trasporto (agenzie, spedizionieri) l'obbligo di detenere una percentuale minima di parco veicolare (almeno il 30%) per svolgere tali servizi".

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