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Economia

Patrignani (Confcommercio): "Promuovere a scuola la cultura del fare impresa"

"A favorire la cultura d'impresa - dettaglia - deve essere un progetto di territorio. Tutto il sistema territoriale può e deve fare di più per creare terreno fertile a far sì che sboccino più nuove imprese in tutti i settori"

Imprese giovanili in aumento nella nostra Provincia con la percentuale del 2,4, che supera la variazione positiva regionale (+1,8%) e di gran lunga quella nazionale (+0,2%). Il puntuale report  della Camera di Commercio della Romagna focalizza la situazione nel primo semestre dell’anno e statisticamente fornisce ragguagli di sia pur cauta ripresa anche nel settore del commercio.

Augusto Patrignani, presidente Confcommercio cesenate, sottolinea: "Un segnale di fiducia, rimarca opportunamente l'ente camerale. La pandemia, con l'emergenza economica perdurante, sia pur alleviatasi con la ripartenza in convivenza col virus, non ha bloccato l'attitudine e la voglia di fare impresa. Anche nel settore di turismo, commercio e servizio ci sono giovani nel territorio che sono entrati nel mercato pur in questi mesi così burrascosi e altri sono pronti a tradurre in atto il progetto imprenditoriale. Come Confcommercio accompagniamo le new entry con un ampio spettro di consulenze e servizi mirati, a partire da quello del credito e dell'assistenza economica e finanziaria, ma prima ancora dall'iter di partenza del progetto per valutarne la piena fattibilità. Si apre non per aprire, ma sulla base di un progetto sostenibile. Questa è la prima cosa che i nostri esperti dicono".

"Ma favorire la cultura d'impresa - dettaglia - deve essere un progetto di territorio. Tutto il sistema territoriale può e deve fare di più per creare terreno fertile a far sì che sboccino più nuove imprese in tutti i settori. Chi amministra deve agire sulle leve fiscali, burocratiche e delle politiche incentivanti, potenziando il sostegno alle start up. La scuola in ogni ordine e grado, ed è qui che intendo soffermarmi,  ha un ruolo decisivo: bisogna far capire sui banchi ai nostri ragazzi che aprire un'impresa sulla base di un progetto fondato e consapevole è qualcosa che dà senso, pienezza alla vita professionale e umana, una scelta professionale di grande dignità perché chi diventa imprenditore si candida a dare lavoro e benessere. Bisogna portare con più sistematicità nelle nostre scuole, già lo si sta facendo ma serve uno sforzo maggiore, la cultura della bellezza del fare imprese di realizzare un proprio progetto sulla base anche delle competenze culturali acquisite a scuola. Vanno intensificate le testimonianze di imprenditori eccellenti, di felici ricambi generazionali e nei progetti extradidattici vanno potenziati i legami tra studenti e mondo dell'impresa, oltre ai tirocinii del Ptco, l'ex alternanza scuola e lavoro". 

"La scuola non deve insegnare a lavorare, ma aprire la mente alla pienezza del fare impresa Anche nello studio della letteratura si potrebbe, innovando, dare più spazio alle narrazioni dedicate ai grandi imprenditori italiani e internazionali, il repertorio librario è cospicuo, in cui si possono trovare i valori e le storie eccellenti che stanno alla base della creazione d'impresa. Fare impresa è un atto non solo economico, ma umanistico. E  occorre far capire ai ragazzi che chi diventa imprenditore lo fa per sé e per gli altri. Certo: assumendosi i rischi del caso, ma non si raggiunge la vetta senza esporsi al e insidie del cammino. La progettualità in questo settore, per essere più incisiva e pervasiva, non deve essere episodica, ma sistemica e condivisa da tutti gli attori economici, sociali, del credito, dell'istruzione e istituzionali".

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