Si riaccendono i fari sul caporalato, anche la Cgil ammessa come parte civile

Giovedì in tribunale a Forlì si sono riaccesi i fari sul processo che ha scoperchiato il caporalato nelle campagne del cesenate. 
E' stato il momento dell'udienza preliminare che ha visto costituirsi come parte civile i 23 lavoratori sfruttati ma anche la Cgil di Cesena, che sottolinea l'importanza del momento: "Con soddisfazione, per la prima volta nel territorio, abbiamo visto il diritto della Cgil a costituirsi parte civile nel processo per i fenomeni di sfruttamento. Lo sfruttamento lavorativo indebolisce il mondo del lavoro. Sempre più spesso chi opera sfruttando i lavoratori agisce nella catena degli appalti, distorcendo così le 'regole' del mercato del lavoro, e inquinando l’ economia del territorio"

Il dibattimento si aprirà il 10 marzo 2020, alla sbarra ci sono cinque imputati, tutti nord-africani, per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603 bis del codice penale). L'operato dei caporali era riconducibile ad un'azienda del veronese, con gli episodi di sfruttamento che si sarebbero verificati anche nel territorio cesenate, tra le campagne di San Carlo, Borello e Ranchio nel settore dell'agricoltura e degli allevamenti. "La catena malata del capolarato - sottolinea la Cgil cesenate  - applicava ai lavoratori non il contratto del settore agricolo ma quello del facchinaggio".

Nel corso degli incidenti probatori erano emerse situazioni di grave disagio non solo sul luogo di lavoro, ma anche nel contesto abitativo con i lavoratori sfruttati costretti a vivere stipati in una dozzina nella stessa abitazione. L'intera indagine è partita da alcune verifiche dell'ispettorato del Lavoro che aveva messo nel mirino i metodi di reclutamento di braccianti agricoli e vari episodi di sfruttamento.