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Il Crocevia: "Alfie Evans, a che pro continuare nell'intento di morte?"

"Si possono dire tante cose della vicenda del piccolo Alfie Evans che, come quella di Charlie Gard, ha scosso tante coscienze"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di CesenaToday

Si possono dire tante cose della vicenda del piccolo Alfie Evans che, come quella di Charlie Gard, ha scosso tante coscienze. Secondo i giudici inglesi il “massimo interesse” di questi due bambini era morire. E così è stato …Contro la volontà dei suoi stessi genitori. Si può considerare che in questi due casi, più che in altri, è apparso chiaro come si sia dato corso ad una precisa volontà di interrompere una vita, per quanto difficile e drammatica essa fosse, attraverso il distacco di sostentamenti vitali (pur nonostante Alfie non si è arreso – come si aspettavano i medici – e ha lottato sino alla fine).

Si può dire che è stato impedito ai genitori di prendersi cura del proprio piccolo sino alla fine dei suoi giorni. Non chiedevano nulla a nessuno, Alfie non dava fastidio a nessuno, erano state individuate altre strutture in Italia disponibili ad accoglierlo. Viene da chiedersi: a che pro? Per quale motivo i medici dell’Alder Hay Hospital hanno continuato nel loro intento di morte ad ogni costo? Si può anche dire che è stata uccisa la speranza e ci si è dimenticati della provvidenza. Pochi giorni fa si è appreso che è stato scoperto un farmaco capace di bloccare la patologia neurodegenerativa che aveva colpito Alfie. Ma l’irreparabile era stato ormai compiuto.

Tutto ciò alimenta un sentimento popolare spontaneo, che si è manifestato anche a Cesena e che scardina le posizioni precostituite, le ideologie, le trame di partito. La mozione presentata qualche tempo fa in consiglio comunale in favore di Charlie Gard ha visto il consesso spaccarsi esattamente in due (nove consiglieri a contro nove), al di là delle indicazioni dei partiti. Ha prevalso la posizione umana.  Allo stesso modo, ha fatto scalpore lo striscione comparso allo stadio durante la semifinale di Champion League tra Roma e Liverpool “ciao piccolo Alfie, piccolo guerriero, riposa tra gli angeli”. Ma crediamo che la valutazione più profonda e corrispondente al cuore umano l’abbia fatta papa Francesco nel suo appello accorato: “vorrei ribadire e confermare che l’unico padrone della vita dall’inizio alla fine naturale è Dio. E’ nostro dovere fare di tutto per custodire la vita”.


Il vero problema di fondo è che Alfie non è dello Stato, non è dei giudici o dei medici, che hanno di fatto deciso della sua vita. Ma non è neppure dei genitori. Certo, è stridente il fatto che la volontà di Stato sia stata imposta ai genitori che avrebbero solo voluto curare amorevolmente il proprio figlio. Ma non è ancora la parola definitiva. Anche un eventuale consenso dei genitori non avrebbe cambiato le cose. Nella presentazione di papa Francesco del recentissimo libro di Ratzinger su fede e politica “Liberare la libertà”, egli afferma “quando si nega questa dipendenza tra creatura e Creatore, questa relazione d’amore, si rinuncia in fondo alla vera grandezza dell’uomo, al baluardo della sua libertà e dignità”.

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