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Economia

Area vasta, Bernacci: "La Confartigianato della Romagna non risolve i problemi"

La riflessione arriva nel corso del dibattito aperto sulla Città metropolitana della Romagna che investe anche il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza, le quali "non si possono chiamare fuori dalla sfida che interessa il nuovo assetto"

“Nell’attuale caos istituzionale sembra andare di moda la necessità di creare livelli associativi speculari ai nuovi ambiti istituzionali quasi che la modernità consista nel superare l’attuale localismo nella ricerca di ipotetiche economie di scala nelle attività e, soprattutto, nella riduzione dei costi. Alcuni sistemi associativi hanno già scelto la strada degli ambiti “romagnoli” mentre altri sono intenzionati a farlo a breve. Non siamo difensori dello status quo ma riteniamo semplicistiche certe soluzioni che vengono prospettate”: è il pensiero di Stefano Bernacci, segretario Confartigianato di Cesena.

La riflessione arriva nel corso del dibattito aperto sulla Città metropolitana della Romagna che investe anche il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza, le quali “non si possono chiamare fuori dalla sfida che interessa il nuovo assetto territoriale”, per Bernacci. Che continua: “Se il problema, ad esempio, è l’eccessiva frammentazione delle sigle associative all’interno di settori merceologici ormai superati nella loro capacità di costituire perimetri di rappresentanza (commercio, artigianato, industria, agricoltura, cooperazione) proporre come soluzione modelli di fatto uguali al passato con l’unica differenza della dimensione territoriale, potrebbe rappresentare una soluzione inadeguata. Per capirci: una possibile Confartigianato della Romagna semplificherebbe la diffusione di associazioni dello stesso sistema operanti in aree sempre più omogenee ma non risolverebbe il problema della rappresentanza unitaria degli interessi delle imprese artigiane e nemmeno quelli delle piccole e medie imprese a prescindere dall’inquadramento in settori merceologici sempre di più privi di senso. Insomma: se da una parte l’evoluzione del quadro istituzionale costringe ad interventi di semplificazione di alcune funzioni, dall’altro una dimensione associativa territorialmente più ampia non risolve automaticamente i problemi legati ad una maggiore capacità di rappresentanza degli interessi delle imprese”.

Ed infine: “Condizione fondamentale per ogni possibile processo d’integrazione dovrà essere quella di non disperdere il patrimonio di relazioni costruito nel territorio e soprattutto i principi ed i valori identitari di ogni sistema associativo, imperniati sulla democrazia interna. Confartigianato ha peraltro la consapevolezza che velocità, semplificazione e comunicazione rappresentano parole d’ordine dell’attuale fase politica e che con questi aspetti le organizzazioni debbono misurarsi se vogliono svolgere un ruolo incisivo di tutela delle imprese avendo sempre più come riferimento ambiti istituzionali e territoriali differenti rispetto agli attuali. Non esistono modelli teorici capaci di offrire soluzioni automatiche per vincere la sfida del cambiamento e della modernità. È necessario, il giusto mix di idee, passione, talento, competenza e dedizione. Una organizzazione di rappresentanza seria deve guardare vicino e lontano insieme”.

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