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Continuano a chiudere negozi ed hotel, grido d'allarme di Confesercenti

"Continua la crisi per commercio e turismo: nei primi 4 mesi dell'anno persi 1,8 miliardi di vendite": è il grido di allarme di Graziano Gozi, direttore Confesercenti Cesenate

“Continua la crisi per commercio e turismo: nei primi 4 mesi dell’anno persi 1,8 miliardi di vendite”: è il grido di allarme di Graziano Gozi, direttore Confesercenti Cesenate. Lo attestano i dati dell’osservatorio di Confesercenti nazionale sui settori del turismo e del commercio parlano chiaro: nei primi quattro mesi del 2014, entrambi i settori registrano più cessazioni che aperture: nel commercio chiudono 12.016 imprese, mentre nel turismo il calo è di 4.781 attività. La crisi del mercato interno italiano, tuttora in atto, continua a colpire in maniera pesante anche i consumi, calati in questi mesi di altri 1,8 miliardi. In Emilia-Romagna sul fronte delle imprese del commercio si contano 639 nuove attività e 1301 chiusure. Il settore del turismo, in particolare, sembra risentire maggiormente della crisi: 8 strutture al giorno (hotel) hanno chiuso i battenti nel periodo tra gennaio e aprile. Ancora peggio i ristoranti: ne chiudono circa 44 ogni giorno a livello nazionale, 434 in tutto nella nostra regione (a fronte di 266 nuove aperture).

Dice Gozi: “I dati sono allarmanti: cresce solo il commercio su area pubblica, mentre le attività di ecommerce, dopo anni di crescita esponenziale, sono in stallo. In particolare, il commercio sembra essersi ormai avviato verso una fase di destrutturazione, che premia i comparti che presentano meno spese di impresa. Cala infatti il dettaglio in sede fissa, mentre aumenta il commercio fuori dai negozi: le imprese che vendono attraverso internet, come detto, mettono a segno un sostanziale equilibrio, mentre il commercio su aree pubbliche cresce di 530 unità (159 nuove imprese di questo tipo sono sul nostro territorio regionale). E si conferma come l’unico comparto ‘anti-crisi’ del commercio”.

“La crisi italiana – esplosa a fine 2011 nei comparti commercio e turismo e concatenatasi alla recessione internazionale del 2007 – ha avuto pesanti ripercussioni sul mercato interno italiano, ed in particolare sulla spesa delle famiglie, dovute alle politiche di austerity messe in atto dal Governo Monti e dal successivo Governo Letta. L’effetto principale della contrazione della spesa è stata l’accelerazione delle chiusure delle imprese del commercio al dettaglio, che si rivolgono per definizione al mercato interno. Tra il 2009 e i primi 4 mesi del 2014 il saldo complessivo del commercio al dettaglio è negativo: -92.490 imprese, -12.478 nell’alimentare e -80.012 nel settore non alimentare. Particolarmente sofferente è stato il settore moda, in totale, nel 2013 i consumi sono stati di oltre 57,7 miliardi inferiori a quelli registrati nel 2008. Nonostante la cattiva partenza (con un calo di 1,8 miliardi di vendite commerciali nei primi quattro mesi dell’anno), secondo le stime il 2014 porterà una timida variazione positiva dei consumi, nell’ordine dei 3 miliardi, e questo anche grazie al bonus fiscale di 80 euro mensili ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 26.000 euro/anno introdotto dal Governo Renzi, mirato a favorire per quanto possibile la ripresa”.

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