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Economia

Caso Crc, la Fondazione approverà sia il bilancio che l'aumento di capitale

La Fondazione approverà in assemblea sia il bilancio 2015 sia l’aumento del capitale sociale. E’ quanto si legge in una nota della Fondazione Cassa di Risparmio, firmata dal presidente Bruno Piraccini, sulla situazione della Crc.

La Fondazione approverà in assemblea sia il bilancio 2015 sia l’aumento del capitale sociale. E’ quanto si legge in una nota della Fondazione Cassa di Risparmio, firmata dal presidente Bruno Piraccini, sulla situazione della Crc.

“Anche le Fondazioni che ora controllano la Cassa di Risparmio - Cesena, Lugo e Faenza - vedranno diminuire il valore del proprio patrimonio; per Cesena questo significherà un abbattimento del valore patrimoniale della partecipazione nella Cassa di Risparmio superiore al 90 per cento e un’incidenza negativa di poco inferiore sul patrimonio complessivo, nel quale tale partecipazione ha una peso preponderante. Per la Fondazione di Cesena il danno sarà, purtroppo, consistente e duraturo, perché perderà capacità di erogazione nell’immediato, e soprattutto, con la svalutazione del patrimonio, anche nel futuro non disporrà più di reddito adeguato. Verrà quindi meno la possibilità di esercitare la sua funzione di sostegno alla collettività, che è stata di particolare importanza e significato in questi anni segnati dall’impatto sociale che ha avuto la crisi economica. Certo, la Fondazione non si arrenderà all’inattività, cercherà ogni via che le consenta di svolgere - sia pure in termini ridotti - l’attività sociale che le è propria” si legge in una nota della Fondazione.

La Fondazione, prosegue la nota “ha sempre seguito con doverosa attenzione - e, già da tempo -, con preoccupazione - l’andamento della Cassa di Risparmio, sia perché questa Banca ricopre un ruolo cruciale nell’economia dei territori ove opera (Cesenate, Lughese, Faentino) sia perché la partecipazione detenuta rappresenta la quasi totalità del proprio patrimonio. Peraltro alla Fondazione è inibita qualunque forma di ingerenza nella gestione e nell’amministrazione della Banca, per cui - pur nella sorpresa e nel disappunto per un aggravamento così repentino dei conti della Cassa di Risparmio - non può che prendere atto dei risultati di bilancio e delle conseguenze in termini di necessità di ricapitalizzazione illustrati dall’attuale governance della Banca - Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale - e corroborati da consulenti di elevato e indiscutibile livello professionale”

“Sappiamo che l’approvazione del bilancio è stata più volte rinviata dal Consiglio di Amministrazione della Banca perché, a fronte delle crescenti necessità di nuovo capitale, era necessario potere contare con certezza sulla presenza degli investitori in grado di fornire le nuove risorse patrimoniali e senza questa certezza non sarebbe esistito il presupposto della “continuità aziendale”, che del bilancio è un principio fondamentale e che, nel caso specifico, è una condizione imprescindibile anche per l’elaborazione di un credibile piano industriale pluriennale”.
 
“Non avendo reperito i necessari investitori né possibili soggetti bancari disponibili a una aggregazione, e tenuto anche conto dello scenario generale tutt’altro che favorevole per il sistema bancario italiano (e non solo), i vertici della Cassa di Risparmio, d’intesa con la Banca d’Italia, hanno ritenuto di rafforzare patrimonialmente la Banca, per riportarla in sicurezza, negoziando l’intervento Fondo Interbancario  Tutela Depositi, opportunamente adeguato a sostenere gli aumenti di capitale di banche in difficoltà ma non insolventi e  con patrimonio netto positivo come, appunto, la Cassa di Risparmio che, pur dopo la perdita di 252 milioni, presenta ancora un patrimonio di 107 milioni” dice ancora la Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena.
 
“Ci risulta che il Fondo, quale condizione per il proprio intervento, abbia richiesto, a seguito di una propria due diligence, ossia di un’attività di valutazione dello stato della Banca, di contabilizzare ulteriori costi a carico del bilancio 2015 per circa 200 milioni soprattutto a titolo di accantonamenti sul credito deteriorato calcolati con criteri molto prudenziali. Su questi maggiori oneri vi è poi stato l’accordo del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale della Banca e della società di revisione legale dei conti e di certificazione del bilancio. Certo è che, ora, gli indici patrimoniali e di copertura dei NPL della Cassa di Risparmio sono di eccellenza a livello nazionale e che dovrebbero favorire, in un futuro non lontano, l’aggregazione con una banca di maggiori dimensioni” sottolinea il presidente Piraccini.

“La massima prudenza applicata nella valutazione, in particolare, della recuperabilità dei crediti cui sono conseguiti costi pesantissimi a carico del bilancio 2015 può essere discutibile, ma l’azionista, anche di controllo, non partecipa all’attività aziendale in forza della quale viene formato il bilancio, la cui responsabilità grava per legge in capo agli amministratori, ai sindaci e ai soggetti che, a vario titolo, si sono espressi per la correttezza delle voci di costo. Dovendo ritenere che tale attività sia stata condotta secondo canoni di corretta professionalità, non disponendo di elementi concreti per dissentire, e avendo riguardo alle turbolenze in atto sui mercati (legate anche all’uscita della Gran Bretagna dalla UE), allo stato di crisi di diverse banche e con la prospettiva che altre emergano nel prossimo futuro, non approvare il bilancio e, quale inevitabile conseguenza, l’aumento del capitale sociale, comprometterebbe probabilmente l’avvenire della Cassa di Risparmio, della clientela, degli investimenti nell'economia e dell'occupazione, con effetti dirompenti per l’economia locale. Un voto negativo influirebbe sulla fiducia nella solidità della Banca  e nella sua capacità di svolgere regolarmente la propria attività e renderebbe concreto il rischio di un intervento dell’autorità di vigilanza - nazionale ed europea - per la mancanza dei requisiti della capacità di continuità aziendale. Inoltre comprometterebbe  il futuro della Cassa di Risparmio senza portare benefici agli azionisti, privati e Fondazioni insieme. Il "sì" metterà in sicurezza la Banca  anche se deprezzerà e penalizzerà - forse in misura eccessiva - il valore patrimoniale delle partecipazioni degli azionisti”.

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