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Un Adriatico cristallino? Spiegati i motivi. Ma continua l'allarme per le "bolle gelatinose"

Anche nel 2017, come già accaduto nel 2016 nelle acque marine e in quelle di transizione (Sacca di Goro, Valli di Comacchio, foci di fiumi), è stata riscontrata la presenza di Mnemiopsis leidyi, le noci di mare

LO STATO DEL MARE NEL 2017

Presenza di Noci di mare (ctenofori) - Anche nel 2017, come già accaduto nel 2016 nelle acque marine e in quelle di transizione (Sacca di Goro, Valli di Comacchio, foci di fiumi), è stata riscontrata la presenza di Mnemiopsis leidyi. Si presentano come bolle gelatinose, innocue per l’uomo, ma che possono creare problemi all’ecosistema marino. Sono organismi globosi, gelatinosi, trasparenti e tipicamente pelagici, simili alle meduse, che appartengono al phylum degli ctenofori, chiamate anche “noci di mare”. La loro presenza ha interessato tutto il bacino Adriatico, dalla Croazia fino alla Puglia. Questi individui raggiungono qualche centimetro di lunghezza, sono sprovvisti di cellule urticanti e il corpo è percorso da costole lungo le quali sono presenti una serie di ciglia vibranti dotate di organelli adesivi, con cui catturano lo zooplancton di cui si nutrono. Altre importanti caratteristiche sono la bioluminescenza e la presenza di cteni (da cui il nome), ossia ciglia fuse in otto bande meridiane al corpo utilizzate dall’animale per muoversi lungo la colonna d’acqua. Sono organismi ermafroditi, cioè sono in grado di autofecondarsi e possono generare un numero elevato di uova che si sviluppano in breve tempo.

Da indagini svolte, Mnemiopsis leidyi è originario delle coste atlantiche del continente americano, ma durante gli anni '80 fu introdotto nel Mar Nero tramite acque di zavorra di petroliere. Trovò un ambiente favorevole al suo sviluppo, soprattutto grazie all’abbondanza di cibo e alla scarsità di competitori e predatori e iniziò a produrre grandi aggregazioni che, alimentandosi soprattutto di uova e larve di pesce, nel giro di pochi anni decimarono i già traballanti (a causa della sovrapesca) stock ittici del Mar Nero. Nel 1999, sempre attraverso acque di zavorra, fu introdotto nel Mar Caspio, dove in alcune aree fece registrare una riduzione dello zooplancton di circa l’80%. Nel 2001 fu avvistato nel Mar Egeo dove però non ebbe effetti così drammatici, forse a causa della maggiore presenza di competitori planctofagi, e nel 2006 fu segnalato anche nel Mar Baltico. La grande tolleranza di questa specie ai diversi fattori ambientali (sopporta salinità variabili da 4 a 38 e temperature comprese fra 4 e 32°C) lo rende capace di adattarsi alle condizioni del Mediterraneo, sia attraverso una competizione per le risorse, sia a causa della dieta costituita prevalentemente da uova e larve di pesce. Tutto questo fa sì che Mnemiopsis leidyi sia in grado di modificare fortemente l’ecosistema marino e, per questo, va tenuto sotto controllo.

Fenomeni eutrofici - Nel 2017 l’area di mare dell’Emilia-Romagna è stata caratterizzata da 2 situazioni. L’area più settentrionale, molto sensibile ai fenomeni eutrofici per il diretto apporto da parte del bacino padano e l’area centro meridionale che ha presentato buone condizioni con assenza di fenomeni eutrofici e elevata trasparenza.

Fenomeni ipossici/anossici delle acque di fondo - Nell’area settentrionale lo sviluppo di fenomeni eutrofici e la concomitanza di condizioni di mare calmo, con innalzamento delle temperature delle acque, ha favorito la formazione di aree ipossiche/anossiche (carenza/assenza di ossigeno disciolto) negli strati di fondo. Condizioni che si sono manifestate in maniera discontinua in agosto e ottobre. La carenza di ossigeno crea condizioni non idonee alla vita degli organismi che vivono a stretto contatto dei fondali causando stati di sofferenza, migrazione degli organismi più mobili e moria di quelli sessili (fissi). Il verificarsi di fenomeni di anossia crea problemi anche alle attività di pesca in quanto i pesci modificano i loro areali di distribuzione allontanandosi dalle aree che presentano condizioni sfavorevoli alla loro vita. Nel 2017 non si sono registrati spiaggiamenti di pesce e organismi di fondo.

Mucillagini - Nel 2017 non sono state riscontrate presenze di materiale mucillaginoso lungo le coste dell’Emilia-Romagna. Il fenomeno non si è manifestato in nessuna parte dell’Adriatico nord-occidentale. 

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