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Cronaca Savignano sul Rubicone

Dal Bangladesh su un barcone aggrappati a una preghiera: il viaggio dei profughi di Savignano

Gli 8 ragazzi sono arrivati a Savignano martedì e resteranno qui per 8 mesi, siamo andati a conoscere le loro storie

Sono arrivati a Savignano solo quattro giorni fa, ma quando raggiungiamo il casolare, posto sulle colline vicino al Castello di Ribano, uno dei ragazzi ci sta già aspettando fuori, pronto ad accoglierci e a mostrarci la casa.

Bilalhamed si alza dalla sedia, chiama gli altri 7 ragazzi e viene a stringerci la mano, autoconferendosi il ruolo di portavoce del gruppo: ha 25 anni ed è l'unico a non essere nato in Bangladesh, ma in Pakistan. Il ragazzo è in Italia da poco più di un anno e mentre ci racconta la sua storia in un italiano sgangherato (ha potuto studiare la lingua solo per un mese) non smette mai di sorridere: "In Pakistan mi prendevo cura dei cavalli nelle fattorie, per arrivare qui ho fatto un lungo viaggio passando da Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia...". Arrivato in Italia, Bilalhamed è stato prima ospite in un centro di Cortona, poi è stato trasferito a Bologna, poi a San Carlo di Cesena e infine qui.

Si avvicina un altro ragazzo: Rubel è giovanissimo, ha 22 anni ed è in Italia da 6 mesi, ha fatto lo stesso percorso di centri d'accoglienza di Bilalhamed. Racconta di essere arrivato in Italia su un barcone insieme ad altre 1600 persone in una traversata di 8 ore. Si sfrega le braccia con le mani. Era freddo? "Sì, freddo. Io pregavo.". Abbassa lo sguardo: rovesciando la mano spiega che la barca che è partita dopo la sua si è rovesciata e 45 dei suoi compagni sono morti. "Cosa facevi in Bangladesh?". Mi indica un centro abitato in lontananza in cui è presente un supermercato: "Supermarket, pulivo pavimenti".

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