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Cronaca

Rivoluzione negli asili nido: cambiano i criteri di qualità

In provincia di Forlì-Cesena i posti tra asili nido e altri servizi domiciliari sono 3.436, in provincia di Ravenna sono 3.743e in provincia di Rimini 2.257

“Con questa direttiva abbiamo messo mano a uno dei gioielli di famiglia della nostra regione. Aggiorniamo e qualifichiamo ulteriormente un sistema fondamentale, tenendo conto di un’evoluzione in atto. Abbiamo scelto di decidere “con” e di lavorare “per” il territorio, coniugando qualità e sostenibilità, educazione e conciliazione dei tempi, flessibilità e semplificazione”, così l’assessore regionale alle Politiche sociali commenta l’approvazione della direttiva in materia di requisiti strutturali e organizzativi dei nidi dell’Emilia-Romagna da parte dell’Assemblea legislativa. Si tratta del secondo passaggio dell’iter di riforma di tutto il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia, cioè per i bimbi da0 a 3 anni, avviata con l’approvazione della legge regionale 6/2012.

 

In provincia di Forlì-Cesena i posti tra asili nido e altri servizi domiciliari sono 3.436, in provincia di Ravenna sono 3.743e in provincia di Rimini 2.257. L'indice di copertura rispetto alla popolazione dei bambini 0-3 anni è del 30,7% a Forlì-Cesena, 34,4% nella provincia di Ravenna, 25,4% in provincia di Rimini.

 

LE NOVITA'. Il testo definisce una serie di norme comuni per tutti i servizi e norme specifiche per le diverse tipologie: nidi d’infanzia (comprensivi di micronidi e sezioni primavera); servizi domiciliari (piccolo gruppo educativo fino a 4 oppure 7 bambini); servizi integrativi (spazio-bambini e centro per bambini e genitori) e servizi sperimentali (che devono essere sottoposti a una preventiva valutazione da parte di un nucleo tecnico regionale).

In particolare, la normativa definisce il titolo di studio richiesto per svolgere il ruolo di educatore in tutti i servizi per l’infanzia: ad oggi un diploma con indirizzo pedagogico o magistrale e, dal 2015, laurea triennale specifica. Per tutti i servizi la direttiva rende obbligatorio il rispetto dei requisiti di sicurezza, igiene, funzionalità dell’ambiente e tutela del benessere dei piccoli. per quanto riguarda i nidi, la direttiva stabilisce il rapporto numerico tra personale e bambini delle diverse classi (1 a 5 per la fascia 3-12 mesi; massimo 1 a 7 tra i 12 e i 36 mesi nel tempo pieno e 1 a 8 nel tempo parziale; 1 a 10 tra i 24 e i 36 mesi).

Diverse le novità per i servizi domiciliari o piccoli gruppi educativi: la Regione ha innanzitutto stabilito che saranno integrati nel sistema regionale dei servizi attraverso la collaborazione con i coordinatori pedagogici e ha semplificato le norme che definiscono i requisiti degli spazi e degli ambienti. Per questi servizi, si stabilisce inoltre che il numero massimo dei bimbi accolti dovrà essere di 7. Il sistema regionale contempla anche i servizi integrativi che affiancano i nidi e sono caratterizzati da una possibilità di frequenza diversificata e non hanno il servizio di mensa.. Tra questi, ci sono gli spazi per bambini che prevedono l’affido e, per le fasce tra i 12 e i 36 mesi, un rapporto tra educatori e bambini di 1 a 8, per quella tra 18 e 36 di 1 a 9 e tra i 24 e 36 di 1 a 12. Rientrano nei servizi integrativi anche i centri bambini e genitori o adulti accompagnatori.

Le nuove norme aprono alle sperimentazioni di servizi per l’infanzia, accogliendo così le nuove richieste di flessibilità delle famiglie e dei territori. In questi casi, le proposte devono prevedere un progetto pedagogico, che sarà sottoposto al vaglio del nucleo regionale di valutazione, e personale educativo in possesso del titolo di studio previsto dalla direttiva.

 

Tra le proposte per le famiglie, la direttiva prevede anche che i Comuni possano predisporre albi di personale al quale possano ricorrere le famiglie per organizzare autonomamente iniziative di conciliazione (che non necessitano di alcun tipo di autorizzazione) e l’organizzazione di servizi ricreativi che prevedono una frequenza occasionale di bambini per un massimo di due ore al giorno.

 

La riforma dei servizi 0-3: La Regione Emilia-Romagna ha avviato la riforma dei servizi educativi con tre provvedimenti coordinati: la nuova legge 6/2012 (che ha aggiornato la legge regionale 1/2000), la nuova direttiva in materia di requisiti strutturali e organizzativi e, infine, linee guida che consentiranno di valutare la qualità di tutti i servizi educativi per l’infanzia e che saranno approvate nei prossimi giorni dalla Giunta.

 

I principi cardine della nuova normativa che regola i servizi educativi per la prima infanzia, in sintesi, sono:

* omogeneità dei titoli di studio per accedere ai posti di educatore (ad oggi diploma con indirizzo pedagogico o magistrale e, dal 2015, laurea specifica);

* l’uscita dei servizi domiciliari dalla sfera della sperimentalità e una sistemazione delle tipologie nel sistema integrato dei servizi per la prima infanzia;

* una piena valorizzazione del ruolo del coordinatore pedagogico;

* una semplificazione dei requisiti strutturali e procedurali, nonché una maggiore flessibilità di alcuni requisiti organizzativi, mantenendo al centro la sicurezza e la qualità del servizio educativo offerto ai bambini e alle loro famiglie.

 

Attualmente, in Emilia-Romagna esiste un sistema per la prima infanzia che assicura l’accoglienza in servizi educativi qualitativamente forti e quantitativamente diffusi di oltre il 31% dei bambini tra zero e tre anni, caso unico in Italia (la media italiana si colloca intorno al 12,5%) e in linea tendenziale con gli obiettivi europei (33%).

 

 

 

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