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Montetiffi, il minuscolo borgo che custodisce il segreto delle teglie per la piadina e un'abbazia romanica

L'abbazia di San Leonardo svetta, isolata, dominando il panorama. Costruita in pietra concia a metà del XI secolo, è uno dei più importanti monumenti romanici che la Romagna possa vantare

Un minuscolo borgo medievale, con circa una quarantina di abitanti, dal nome a molti sconosciuto, è famoso per ben due motivi: la sua abbazia e le teglie per la piadina romagnola. Questo piccolo gioiello, incastonato nel territorio di Sogliano al Rubicone, è Montetiffi, nel cuore del Montefeltro. Esistono diversi sentieri per un trekking nei dintorni, uno dei quali denominato proprio “Sentiero delle teglie”. 

L'abbazia di San Leonardo svetta, isolata, dominando il panorama. Costruita in pietra concia a metà del XI secolo, è uno dei più importanti monumenti romanici che la Romagna possa vantare. E' stata donata, all'inizio dell'anno mille, all'ordine benedettino dai capofamiglia locali, per poi essere restaurata nel 1300, durante gli scontri tra Guelfi e Ghibellini, assumendo la funzione di protezione militare. Nel XV secolo l'abbazia fu data in commenda ai Guidi di Bagno di Montebello, per poi passare all'altro ramo della famiglia, i conti Poppi, che la ressero fino a circa il 1800. La campana risalente al XVII secolo, viene suonata tutt'oggi a mano da una famiglia del borgo  e  il suoi rintocchi si possono udire in tutta la vallata.  All'interno dell'abbazia,  oltre a due confessionali in legno dell'Ottocento, si possono ammirare  tre quadri, uno dei quali, raffigurante la vita di San Leonardo e dipinto nel 1861, è di un pittore di Gatteo. 

Ma Montetiffi è anche il paese che ha custodito per secoli i segreti per la realizzazione delle teglie di terracotta su cui si cuoce la piadina romagnola, i 'testi'. Erano molte le famiglie che facevano questo mestiere, fino al 1920 circa,  ed ancora oggi è possibile assistere alla creazione di questi utensili. Le caratteristiche che rendono queste teglie uniche sono la raccolta dell'argilla e della calcite, i componenti dell'impasto che si utilizza per la creazione, sono raccolte a mano nel territorio di Montetiffi, mescolati poi all'acqua, rigorosamente di sorgente.  Questo mestiere viene citato anche da Giovanni Pascoli, nei primi poemetti: “Fosse pur là dove è maestra gente in far teglie sotto cui bel bello scoppietti il pungitopo e la ginestra, a Montetiffi?”

Il ponte romanico, un altra tappa da non perdere se si visita Montetiffi, che risale circa all’XI secolo, è il collegamento tra la Valle dell’Uso e la Valle del Marecchia, attraversato per secoli proprio dai tegliai, che portavano i loro prodotti in tutta la Romagna a dorso di mulo. 

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