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Violenza sulle donne, si approva la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul

La Camera approva la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul “sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”.

La Camera approva la legge di ratifica della Convenzione di Istanbul “sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”. "La convenzione impegna gli Stati a tutelare i diritti individuali delle donne e degli altri soggetti vittime di violenza, ad esempio bambini ed anziani, attraverso strumenti normativi e amministrativi - esordisce il deputato cesenate, Enzo Lattuca -.  L’obiettivo è quello di prevenire i fenomeni sempre più frequenti e cruenti di violenza, di proteggere le vittime nei momenti di maggiore vulnerabilità e di punire adeguatamente i colpevoli".

"Nel nostro Paese ancora oggi è diffusa l'infondata opinione secondo cui la famiglia è luogo sostanzialmente estraneo a pratiche violente. Una sorte di pudore etico-sociale impedisce di considerare comune, o comunque diffuso, il fenomeno della violenza in famiglia - ricorda l'esponente del Pd -. Nel confondere il più ancestrale costume con la natura, per secoli la nostra civiltà ha legittimato e tollerato la violenza contro le donne. Quella stessa violenza che oggi è quotidianamente e drammaticamente praticata nelle nostre città e nelle nostre case e che trova fondamento e ancoraggio nella concezione proprietaria dell'uomo sulla donna e sul corpo di lei".

Lattuca cita John Stuart Mill nel saggio “Sulla servitù delle donne”: "la frase 'contro natura' significa 'contro il costume' e niente altro, e tutto quel che è abituale sembra naturale. La subordinazione della donna all'uomo è un costume universale, una deroga a questo costume pare dunque naturalmente contro natura...ma la disparità di diritti fra l'uomo e la donna non ha altra origine che la legge del più forte".

"È dunque la legge del più forte quella a cui noi ci opponiamo con l'affermazione dei diritti - aggiunge l'esponente democratico -. E’ la concezione che i rapporti personali possano basarsi sul desiderio di potere e di dominio sull'altro più debole che noi combattiamo. Quando si dice che l'Italia merita di riprendersi il ruolo e la considerazione che le spettano nella comunità internazionale ricordiamoci che ciò non può avvenire solo con il rigore dei conti pubblici. Il ruolo che ci spetta è infatti quello di faro, e non del fanalino di coda, nell'affermazione e nella tutela in concreto, di tutti quei diritti ancora non riconosciuti o non garantiti, quei diritti che possono e devono allontanare dal nostro vivere comune, la legge del più forte".

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