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Sanità, i timori del Pd: "Il governo Meloni mette a rischio il diritto alla salute, invertire il trend"

Il Pd di Cesena “Se non si inverte subito il trend non sarà più possibile garantire il diritto alla salute che è previsto nella Costituzione italiana”

"Esprimiamo profonda preoccupazione di fronte all'allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe riguardo alla salute di due milioni di famiglie italiane e all'incremento della spesa sanitaria a carico delle stesse, attestatasi a 37 miliardi nel 2022, secondo i dati forniti dall'Istituto Nazionale di Statistica". Così il Pd dopo la presentazione del rapporto della Fondazione, evidenziando come sia "sempre più urgente l'adozione di politiche mirate a contrastare la povertà. Non solo per garantire un tenore di vita dignitoso a tutti i cittadini, ma anche per evitare che le disuguaglianze sociali nell'accesso alle cure e la mancanza di risorse finanziarie compromettano la salute e persino la vita delle fasce più vulnerabili, specie in alcune parti del Paese. Si sottolinea inoltre come l'attuazione dell'autonomia differenziata possa ulteriormente aggravare la situazione, soprattutto in contesti già economicamente svantaggiati".

“Questa analisi conferma un trend molto preoccupante – commentano dal PD Cesena –. La spesa privata dei cittadini per le cure aumenta, crescono le famiglie che devono rinunciarci per indisponibilità finanziaria, aumentano le differenze territoriali e sociali sulla salute. Oltre 2,1 milioni di famiglie sono indigenti e non possono ricorrere alle prestazioni del mercato privato. Questo si sta verificando con maggiore forza nelle regioni del Mezzogiorno, a conferma del disastro che si produrrebbe se si approvasse la legge Calderoli sull’autonomia differenziata”.

“Non è possibile dover aspettare più di un anno per fare una gastroscopia o una mammografia, questo significa eliminare la prevenzione - proseguono dal Pd -. E non è possibile, di fronte a tutto ciò, avere un governo che continua volutamente a tagliare risorse alla sanità pubblica, permettendo in questo modo una privatizzazione strisciante e quindi un solo risultato possibile: chi ha il portafoglio gonfio può andare dal privato a saltare le liste d’attesa, chi non ha i mezzi per farlo deve rinunciare a curarsi”.

“Le risorse pubbliche destinate alla sanità sono troppo esigue e ci stiamo rapidamente di nuovo allontanando dalla media europea, dopo averla faticosamente raggiunta nell’emergenza pandemica. La nostra Regione – sottolineano i dem –, nonostante lo scenario nazionale, sul diritto alla salute non arretra di un passo, proprio ieri sono stati infatti stanziati 30 milioni di euro per abbattere le liste d’attesa su tutto il territorio regionale e per assicurare, fin da subito, un milione di prestazioni in più, incrementando del 20% il numero di visite ed esami diagnostici monitorati dal Piano regionale di governo delle liste d'attesa. Sicuramente non sarà risolutivo ma si tratta di una scelta ben chiara, che traccia una direzione ben definita e volta a dare un segnale al Paese: c'è urgente bisogno di una scelta chiara da parte del governo nazionale, perché altrimenti non sarà più possibile garantire il diritto alla salute che è previsto in Costituzione".

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