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Imprese in difficoltà ed usura, Confcommercio: "Per il 27% degli intervistati è aumentata"

“Utilizzando i dati delle indagini a sistema con quelli di Banca d’Italia - spiega Patrignani - si può stabilire una platea di soggetti potenzialmente esposti all’usura"

Gli effetti del Covid sono stati devastanti per il mondo delle imprese. In assenza di adeguati sostegni e di un preciso piano di riaperture, rischiano la definitiva chiusura 300mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi, di cui circa 240mila esclusivamente a causa della pandemia.Emerge da un’indagine presentata da Confcommercio nell’edizione 2021 della iniziativa legalità mi piace, la cosiddetta Giornata della Legalità, celebrasti martedì 20 aprile.

“Il fenomeno - spiega il presidente Confcommercio cesenate Augusto Patrignani - tocca anche il nostro territorio. Le difficoltà economiche per le imprese riguardano soprattutto la perdita di fatturato, la crisi di liquidità e le complicazioni burocratiche. Nel 2020 le imprese del commercio, alloggio e ristorazione indicano per il 50,7% una riduzione del volume di affari, per il 35,3% mancanza di liquidità e difficoltà di accesso al credito, per il 14% problemi di tipo burocratico.

Ma oltre a queste difficoltà c’è la crescita, tra i fenomeni illegali, dell’usura. Rispetto al 2019, infatti, è più che raddoppiata la quota di imprenditori che ritiene aumentato questo fenomeno (27% contro il 12,7%), e sono a immediato e grave rischio usura circa 40mila imprese del commercio, della ristorazione e dell’alloggio. Non sorprende, purtroppo, che il fenomeno usura sia particolarmente diffuso nel Mezzogiorno. Contro l’usura e, in generale, contro tutti i fenomeni criminali, servono misure di contrasto più incisive e una maggiore cultura della legalità”.

“Utilizzando i dati delle indagini a sistema con quelli di Banca d’Italia - aggiunge Patrignani - si può stabilire una platea di soggetti potenzialmente esposti all’usura. Da questi affidamenti si può definire, attraverso le indagini sul campo, il perimetro delle imprese che pur avendo richiesto un prestito non l’hanno ottenuto o l’hanno attenuto in forma ridotta. Queste imprese sono circa 295mila.Occorre monitorare le cessioni di aziende che avvengono in questo periodo. È necessario istituire un registro delle cessioni Covid, per verificare chi acquista in periodo di crisi, le condizioni alle quali si realizza la cessione dell’azienda e, soprattutto, la tracciabilità dei flussi finanziari utilizzati da chi acquista. Il rischio di consegnare il paese alla criminalità è enorme e va assolutamente scongiurato. Confcommercio ha attivato da tempo un In sistema di monitoraggio, un numero verde, assistenza associativa gratuita da parte di Confcommercio agli imprenditori che rifiutino offerte di acquisto delle loro attività "sospette", perché provenienti presumibilmente da consorterie criminali. Si aggiunge, inoltre, la consulenza dell’Ambulatorio Antiusura nelle richieste di accesso ai fondi per risolvere il sovraindebitamento e a quelli per risollevarsi dall’usura”.

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