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Giovani che ce la fanno: ecco la start-up che riabilita dopo l'ictus

L'idea è stata congegnata da tre studenti della Facoltà di Ingegneria biomedica provenienti da altre regioni che si sono stabiliti a Cesena e che hanno fondato "Vibre"

Una startup in campo biomedico, che vuole operare nella riabilitazione dei pazienti con lesioni cerebrali attraverso un sistema innovativo da mettere a disposizione ai centri sanitari operativi nel settore. L'idea è stata congegnata da tre studenti della Facoltà di Ingegneria biomedica provenienti da altre regioni che si sono stabiliti a Cesena e che hanno fondato "Vibre", attualmente seguita da  Cesenalab e realtà nei confronti della quale Confartigianato sta interagendo in vista dell’accompagnamento sul mercato di nuove imprese. I ragazzi di Vibre hanno fatto visita alla sede dell'associazione dove sono state ricevute da Gabriele Savoia, responsabile Innovazione Confartigianato. L'idea imprenditoriale è pronta ed è già stata pluripremiata, ma servono i fondi per concretizzare la sperimentazione ed avviare l'attività.

Che cos'è

"Vibre - dicono gli ideatori Raffaele Salvemini, 27 anni, pugliese, Sara Piras, 25 anni, sarda e Stefano Stravato, 25 anni molisano che sono affiancati da una equipe di tecnici formata da Luca Talevi, Giuseppe Vairo e Simone Cesarano - è un sistema volto alla riabilitazione di pazienti con lesioni cerebrali con deficit neuromotori, conseguenti, ad esempio, di un ictus. Le persone soggette a ictus, in caso di sopravvivenza, spesso presentano deficit motori agli arti superiori, che impediscono i movimenti quotidiani. Si propone come terapia cognitiva che non sostituisce la funzionalità del terapista, ma la integra in grado di agire fin da subito sfruttando quel picco di plasticità cerebrale (funzione intrinseca del cervello di adattarsi a seguito di danni) tipica dei primi quattro mesi successivi all'evento avverso".

Come funziona

Il sistema fonde tecnologie oggi in auge: Bci (Brain Computer Interface), realtà Virtuale e intelligenza artificiale. Esso è composto da un dispositivo di acquisizione wireless per segnali cerebrali (elettroencefalografo, Eeg) e un visore per realtà virtuale. "Al paziente - proseguono i soci - viene chiesto di immaginare un movimento; i nostri algoritmi di intelligenza artificiale estraggono, elaborano e interpretano i segnali cerebrali e inviano input al software che elabora gli scenari di realtà virtuale. Lo scopo è quello di ottenere un più rapido recupero  e un recupero di maggior qualità. Rispetto alla realtà virtuale utilizzata in riabilitazione attualmente si punta inoltre su un iper realismo degli scenari (di vita quotidiana) e degli arti (braccia più vicine possibili alle reali braccia del paziente, realizzate secondo la struttura fisiologica umana reale), grazie  a cui aumenta l'immersione del paziente nell'ambiente virtuale. In più, un processo simile riesce ad abbattere il tasso di abbandono delle terapie da parte dei soggetti”.

Vibre ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi: in finale alla Startup Emilia Romagna 2017 e  vincitrice del premio Innovate for Society del Futureland 2017, in finale dell' Emilia 4.0 (Confindustria Emilia/dPixel). "Il nostro step successivo - rimarcano i giovani soci - è l'avvio della prima sperimentazione. Siamo alla ricerca di investitori che credano nella nostra start up  con investimento in cambio di equity e quote societarie e  ci consentano di affrontare gli step successivi per avviare l'attività".

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