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Confcommercio: "Alcune attività stanno sparendo, soprattutto nei centri storici. Modificare questo trend"

Nei programmi di candidati sindaco e liste alle comunali di Cesena l'8 e il 9 giugno, e degli altri comuni, devono avere un posto centrale le strategie da adottare per contrastare la sparizione dei negozi nei centri storici e nelle città

Nei programmi di candidati sindaco e liste alle comunali di Cesena l'8 e il 9 giugno, e degli altri comuni, devono avere un posto centrale le strategie da adottare per contrastare la sparizione dei negozi nei centri storici e nelle città. Lo richiede il presidente Confcommercio cesenate Augusto Patrignani. “Sono sempre meno le attività tradizionali e di più quelle dei servizi, soprattutto nei centri storici, mentre aumentano le attività gestite da stranieri il commercio si rivela provvidenziale fattore di inclusione - afferma -.. Occorre perciò contrastare la desertificazione commerciale con la riqualificazione urbana”.

"Confcommercio nazionale - aggiunge il presidente Patrignani - ha appena presentato l'indagine "Città e demografia d'impresa: come è cambiato il volto delle città, dai centri storici alle periferie, negli ultimi dieci anni in cui viene delineata anche una fotografia rappresentativa della realtà cesenate Nel 2023 erano state quasi 100mila le attività di commercio al dettaglio e oltre 15mila le imprese di commercio ambulante a essere “sparite” nei dieci anni precedenti, stavolta – nel conteggio 2024 - il totale sale rispettivamente a più di 110mila e a oltre 24mila. Crescono i  bed and breakfast ma risultano rilevanti la riduzione del numero di imprese italiane attive nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4%, con bar in calo e ristoranti in crescita) e il conseguente  aumento di quelle straniere (+30,1%).".

Nei centri storici sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più quelle che offrono servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), oltre alle attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%)

“Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno di desertificazione il commercio di prossimità non può che continuare a puntare su efficienza e produttività - afferma Patrignani - , anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. E resta fondamentale l’omnicanalità, ovvero l’utilizzo anche del canale online. La crescita dell’e-commerce è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale. La sfida si acuisce per i nostri negozi è ora di prendere sul serio il tema del valore sociale del commercio con gli amministratori che debbono predisporre a partire dai comuni piani Marshall di rilancio epocale dei negozi al dettaglio, con strategie di facilitazione che includano politiche di mobilità. sosta e soprattutto interventi di rigenerazione urbana che migliorando il decoro della città privilegino la fruizione del commercio al dettaglio”.

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