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Cronaca Bagno di Romagna

Terme, parla il sindaco: "I sindacati ignorano la rivoluzione del settore: i servizi devono aggiornarsi. Tante strutture chiudono"

Sulla gestione delle Terme di Sant’Agnese torna a parlare il Sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini, in rappresentanza del Comune che è l’azionista di controllo della società termale, dopo che le sigle sindacali hanno espresso critiche sull’organizzazione del personale

Sulla gestione delle Terme di Sant’Agnese torna a parlare il Sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini, in rappresentanza del Comune che è l’azionista di controllo della società termale, dopo che le sigle sindacali hanno espresso critiche sull’organizzazione del personale.  "Ancora una volta ci dispiace dover leggere sui giornali critiche sulla gestione del personale delle Terme di Sant’Agnese, che ci paiono fuorvianti e pretestuose - esordisce Baccini -. Le criticità espresse dai Sindacati, in primo luogo sono fuorvianti ed erronee in quanto vengono espresse a nome di tutto il personale, quando invece la maggioranza dei lavoratori ha fatto pervenire lettere con le quali manifestano la propria dissociazione dalle esternazioni dei sindacati, ciò che ridimensiona a poche unità il disagio evidenziato. In secondo luogo, lo stato di agitazione dichiarato dalle sigle sindacali appare pretestuoso e finalizzato a scopi non chiari, se si considera che è stato esternato a soli 10 giorni dall’ultimo incontro, senza preavviso, peraltro in un momento di aperta campagna elettorale".
 
"Questo atteggiamento - dettaglia - ci rammarica ancor di più, alla luce del rapporto costruttivo ed aperto che questa Amministrazione ha sempre coltivato per ogni questione economica e sociale della Comunità e sicuramente rappresenta un precedente che non aiuta a ricostruire un percorso lineare e comprensivo. 
 Ad una lettura più generale, inoltre – continua Marco Baccini – ci pare che non si voglia comprendere la peculiarità del settore turistico e termale e l’evoluzione che ha interessato il settore negli ultimi anni. Senza cadere dalle nuvole, non si può non comprendere come il settore alberghiero e turistico abbia conosciuto una marcata evoluzione in termini di volatilità del mercato, di accesa concorrenza e soprattutto di più ampio divario tra le stagionalità, che impone una revisione della gestione delle strutture in termini di concentrazione di lavoro in certi periodi dell’anno ed addirittura nei giorni all’interno della settimana tipo.  Una situazione che diventa ancor più marcata nel settore termale, in cui le sovvenzioni statali si sono ridotte, i servizi devono aggiornarsi continuamente per non escludere le esigenze del benessere oltre a garantire il servizio termale tradizionale".
 
"Una evoluzione continua - la riflessione di Baccini - che ha subito poi una drastica “rivoluzione” a causa della pandemia, che ha colpito questi settori in modo più duro di altri, a cui si somma oggi il tema del caro energia. Ne emerge un quadro in cui il settore termale in Italia è in stato di crisi, con numerose strutture che hanno chiuso e, quelle che combattono per rimanere aperte sono i forte crisi. In questo quadro, la gestione delle strutture richiede orari più estesi e flessibili (piscine aperte anche la sera, maggior carico nel fine settimana) e deve affrontare variabili che vanno a modificare le abitudini e che devono confrontarsi con una sempre minore prevedibilità. Un esempio è quello del 2021, durante il quale si è passati dalla calma piatta dei primi mesi al boom del bonus terme e poi ancora periodi altalenanti di flussi sempre meno prevedibili, che allontanano definitivamente  le classiche logiche di organizzazioni del lavoro, come i concetti di “bassa” o “alta” stagione. Con questo, non vogliamo negare che ci siano delle criticità, ma non possiamo neppure prendere atto che il settore termale e alberghiero richiede e impone certe logiche di gestione, che non possono essere quelle della stabilità".

"Dunque – spiega il Sindaco – in un momento come quello attuale anche i lavoratori, ma prima ancora le sigle sindacali, devono prendere coscienza di questi cambiamenti e, invece di alzare muri ideologici,  devono prendere coscienza della peculiarità del settore e devono maturare la sensibilità di adoperarsi per il bene dell’azienda, che si traduce nel bene di loro stessi e delle loro famiglie. Nonostante i periodi di difficoltà acuiscano la distanza tra le posizioni - per loro natura differenti - di amministratori ed amministrati, o le dinamiche tra lavoratori stessi - tra graduatorie ed invidie - certe prese di posizione, stridono con il bene dell’azienda e di coloro che la vivono quotidianamente e non aiutano a creare quel clima di confronto e scambio fortemente necessario a superare gli anni critici che ancora ci attendono. Ancor di più quando il periodo storico richiede particolare attenzione nel riuscire a mantenere un equilibrio finanziario non scontato, tanto più per una partecipata che non può permettersi nemmeno un bilancio in perdita".

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