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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

La prefettura apre due centri per profughi d'autorità, i sindaci scrivono al ministro

"Il rischio è di non poter garantire la tenuta di un sistema di accoglienza, che finora  ha funzionato, ma oggi sta mostrando segni di cedimento”.

I Comuni dell’Unione Valle Savio sono preoccupati per il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, tanto che hanno scritto una lettera al Ministro dell’Interno Alfano. “I Comuni dell’Unione Valle Savio sono pronti a continuare nell’impegno – avviato già da diversi anni -  per ospitare i richiedenti asilo, ma ritengono indispensabile che le istituzioni locali coinvolte operino in maniera più integrata e coordinata - spiega una nota -.  Altrimenti, il rischio è di non poter garantire la tenuta di un sistema di accoglienza, che finora  ha funzionato, ma oggi sta mostrando segni di cedimento”.

Ad affermarlo i Sindaci dell’Unione Valle Savio (Paolo Lucchi di Cesena, Marco Baccini di Bagno di Romagna, Monica Rossi di Mercato Saraceno, Fabio Molari di Montiano, Luigino Mengaccini di Sarsina, Enrico Salvi di Verghereto) in un a lettera inviata oggi al  Ministro dell’Interno Angelino Alfano e per conoscenza al Sottosegretario Giampiero Bocci. Nell’esprimere la loro preoccupazione, i Sindaci fanno riferimento in particolare a quanto avvenuto di recente a Cesena, dove due strutture di accoglienza sono state aperte direttamente dalla Prefettura in accordo con un soggetto privato, senza che il Comune fosse minimamente informato.
 
Attualmente nel territorio dell’Unione Valle Savio (composta dai Comuni di Cesena, Bagno di Romagna, Mercato Saraceno, Montiano, Sarsina, Verghereto) sono accolte 207 persone in 17 strutture distribuite in tutti i territori, attraverso una convenzione per l’accoglienza sottoscritta direttamente dalla scrivente Unione con la locale Prefettura. “Siamo consapevoli che si tratti di un numero destinato ad aumentare e, a tal fine, continuiamo a predisporre nuove strutture di accoglienza, con previsioni a breve di ulteriori aperture”, scrivono i sindaci nella lettera. Questo anche perché  il territorio cesenate è “sotto” di circa 140 unità per quanto riguarda la sue previsioni di accoglienza. 

Continua la lettera: “La titolarità della convenzione in capo all’Unione, che recentemente ha individuato i soggetti gestori delle strutture attraverso istruttoria pubblica, ha prodotto esiti per noi importanti, legati innanzitutto all’attivazione di numerose attività di inclusione attiva delle persone richiedenti protezione. Ci riferiamo, in particolare, alla organizzazione dei corsi di lingua italiana e, conseguentemente, all’avvio dei profughi accolti allo svolgimento di mansioni, completamente volontarie, di utilità sociale: pulizia di parchi e giardini, spazzamento, supporto straordinario ai servizi sociali comunali, come traslochi e attività similari per famiglie in difficoltà”.

“Anche un sistema così saldamente accompagnato, tuttavia, sta iniziando a mostrare segnali di cedimento. La previsione di un prolungamento sine die dell’emergenza, evidenzia criticità nell’accoglienza attuale, che vanno ben gestite e risolte. Prima fra tutte, la possibilità per le istituzioni locali coinvolte di operare in maniera più integrata, nel rispetto delle reciproche competenze, con regole trasparenti e condivise sul piano istituzionale, che servano per individuare i soggetti gestori e per distribuire equamente i migranti in tutti i Comuni della Provincia. Per questo non possiamo non segnalare una scelta, compiuta recentemente, che ci pare essere in totale controtendenza con il percorso di collaborazione sino ad ora concretizzatosi con costanza. Il Comune di Cesena ha infatti assistito all’apertura di due strutture di accoglienza nel proprio territorio, condotta direttamente dalla Prefettura con un soggetto privato, al di fuori della citata convenzione in essere e senza esserne minimamente informato: proprio per questo la responsabilità delle stesse e della condizione delle decine di migranti ivi accolti non può che in essere in capo esclusivo alla Prefettura”.

“In sintesi, temiamo che il sistema di accoglienza che fin qui ha ben tenuto, possa non reggere a lungo: va garantito nei territori un coordinamento più equilibrato degli enti preposti all’accoglienza, in grado di creare le condizioni perché ogni Comune riesca a fare la sua parte e perché ogni fase dell’accoglienza (non solo quella delle prime ore), possa essere ben compresa dall’opinione pubblica. E naturalmente noi pensiamo ad un coordinamento che non escluda anche un rallentamento degli arrivi nella Regione Emilia-Romagna, a fronte di un impegno momentaneamente maggiore di altre Regioni (facilmente individuabili, almeno in base ai dati diffusi anche recentemente dalla stampa nazionale) che contino ad oggi un numero minore di profughi accolti, come già sollecitato da altri Sindaci emiliano-romagnoli nei giorni scorsi”.
 

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