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Cronaca

Fame di cibo ma anche di compagnia, una "lezione" speciale per le studentesse alle Cucine Popolari

Le cucine popolari di Cesena non assomigliano affatto ad una mensa, l’aria che si respira è quella curata e familiare di un pranzo di tutti i giorni

L’educazione civica passa anche dalle Cucine Popolari di Cesena per la classe 3’M, indirizzo Moda dell’Istituto Pascal Comandini  che è stata accompagnata dalle Prof  Laura Severini e Gabriella Montemurro  e dal Prof Alessandro Bartoletti per una "lezione" speciale.

L’uscita didattica rientra nell’ambito delle molteplici attività di educazione civica organizzate dall’istituto in un’ottica di crescita e formazione dell’individuo, sempre con uno sguardo vigile alla realtà e ai bisogni sociali del territorio cittadino. Ad accogliere la classe tutta femminile nell’ex mensa dell’istituto Don Baronio, il presidente delle Cucine Popolari, Enzo Cappelletti, che ha illustrato alle studentesse la storia e la finalità di questo progetto di aggregazione sociale fiore all’occhiello del volontariato cesenate; una bella realtà di servizio per la comunità che prende il via dal capoluogo di regione, Bologna, e che si sostiene grazie al contributo materiale delle aziende agroalimentari del territorio, alle risorse generose di donatori e al servizio prezioso dei volontari (più di 14 per ogni pasto). 

Le cucine popolari di Cesena non assomigliano affatto ad una mensa, l’aria che si respira è quella curata e familiare di un pranzo di tutti i giorni: posate, tovaglioli, tovaglie a quadretti, senza menù (che però è consultabile sui canali social delle Cucine) e contributo libero. A colpire di più le alunne è stato senza dubbio lo scopo del progetto: non solo nutrire il corpo ma anche l’anima di chi ha fame di cibo e soprattutto di relazioni umane, di chiacchiere, condivisione e reciprocità. Altro aspetto rilevante promosso a pieni voti dalla classe è stata la logica di valorizzare risorse per non sprecarle, l’accoglienza festosa e la disponibilità dei volontari, il cibo ottimo cucinato dallo staff sotto la guida dello chef Marco Bertozzi anche lui volontario e l’aver pranzato e chiacchierato con persone estranee “che ha creato prima una situazione di imbarazzo e poi ci ha fatto sentire di essere al posto giusto”.

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