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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Da Cesena alla Microsoft, passando per la Silicon Valley: "Informatica e innovazione digitale garantiscono lavoro"

"Vorrei convincere più giovani possibile a considerare il campo dell'informatica e dell'innovazione digitale, dove ci saranno sempre nuovi lavori. Il problema cronico delle aziende, infatti, è quello di trovare personale in questi ambiti"

Oggi si racconta, per ispirare i giovani ad intraprendere una carriera nell'informatica e nell'innovazione digitale. Ma nel 1998 è stato lui ad avere il coraggio di accettare “la classica offerta che non si può rifiutare”, quella di un posto alla Microsoft. Lui è Federico Garcea, oggi 46enne, nato a Torino, ma approdato a Cesena a 12 anni. Cesenatoday lo ha intervistato in occasione dell'evento oline che lo vedrà protagonista, giovedì 6 maggio, per il ciclo “Romagna Andata e Ritorno - Esperienze di viaggio, innovazione e crescita”

Garcea è stato direttore dello sviluppo di Microsoft Translator fino  a fine 2017. Oggi è docente di pensiero computazionale e programmazione per docenti e studenti presso enti pubblici e privati, tuttora divide il suo tempo tra Romagna e Nord America.
 
Qual è stato il suo percorso di studi? Ho frequentato il Liceo scientifico a Cesena, poi mi sono laureato in Informatica, sempre in città. Negli ultimi mesi prima della laurea ho lavorato a Cervia, come informatico, sono sempre rimasto attivo durante l'estate. 

E poi? Poi ho deciso di provare ad emigrare, per fare qualcosa di diverso. Volevo andare in Silicon Valley, che è un po' il sogno di tutti gli informatici. Mentre  stavo pensando a come organizzarmi, ho letto sulla bacheca all'Università  un annuncio Microsoft. All'epoca l'azienda faceva tour in tutti i paesi per reclutare personale. Ho scritto, prima ho sostenuto un incontro a distanza e poi un colloquio di persona a Roma, nel 1998.  A quel punto sono stato assunto, era la classica offerta che non si poteva rifiutare e sono partito per  Redmond, sede principale dell'azienda, nello stato di Washington. 

Quando è arrivato come si è trovato? Dovevo svolgere la mansione di programmatore. Il primo giorno sono arrivato in ufficio c'erano  due scatoloni con i computer e tre libri. Chiesi al mio capo, mi disse di cosa dovevo occuparmi. Mi sono montato i computer e ho letto il manuale che spiegava il mio lavoro. Questo è il classico approccio americano dell'epoca, ed io mi ci sono ritrovato, perchè andava  a enio con la mia personalità. 

Come è stata la sua esperienza negli Stati Uniti? Molto bella, infatti sono tonato in Italia  solo a fine 2017. Nel frattempo mi sono spostato in altre zone,  alla fine ho lavorato anche in Silicon Valley,  nel 2003, dove mi occupavo dello sviluppo sulla tv digitale. Poi sono tornato a Seattle, per circa 10 anni, lavorando nel campo della ricerca.  

Come mai ha deciso di tornare in Italia? Volevo smettere con la carriera intensiva americana, tornare in Romagna per dedicarmi a qualcos'altro, ma prima fermarmi per qualche mese. Ora lavoro per l'università  come assegnista di ricerca alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì, collaboro con  l'Its di Cesena (Istituto tecnico superiore per lo sviluppo software e web cloud ndr).  Inoltre collaboro anche con il progetto Doktor Frankenstein, per promuovere il pensiero critico e contrastare le fake news. 

Quali sono le differenze nell'ambito lavorativo che ha notato tra Stati Uniti e Italia? Negli Stati Uniti veniva lasciata la facoltà di inventare e creare e quindi di fare carriera, prendendosi tutto  il rischio. In Italia questo succede molto meno e soprattutto viene data una minore responsabilità all'inizio. Dopo anni mi sono comunque reso conto di non avere sfruttato a pieno le opportunità che mi sono state date,  quella americana è una cultura diversa,  c'è un modo di lavorare diverso.

Pensa di tornare negli Stai Uniti? L'idea generale  è quella di vivere 2/3 in Italia e 1/3 negli Stati Uniti,  per viaggiare e tenermi aggiornato. Mia moglie è americana, della California, vissuta  a Seattle, ha accettato di venire con me in Italia, ma questo è l'accordo che abbiamo.

Che messaggio si sente di dare ai giovani? Vorrei convincere più giovani possibile a considerare il campo dell'informatica e dell'innovazione digitale,  dove ci saranno sempre nuovi lavori. Il problema cronico delle aziende, infatti, è quello di trovare personale in questi ambiti. La formazione in Italia è ottima,  ma l'esperienza secondo me va fatta anche all'estero. Quasi tutti i mercati oggi sono continentali, globali.

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