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Processo alla Rivoluzione Francese, lo storico Balzani: "La Romagna fu protagonista"

Il Processo da 23 anni si svolge a San Mauro Pascoli nel cuore della Romagna, terra che oltre due secoli fa ha vissuto quel periodo. Quali effetti ha avuto la Rivoluzione Francese in Romagna?

Ha senso processare la Rivoluzione Francese? Decisamente sì. Così la pensa lo storico Roberto Balzani, docente di Storia contemporanea all’Università di Bologna, già partecipante in passato al Processo che il 10 agosto di ogni anno viene ospitato a San Mauro Pascoli alla Torre Villa Torlonia. L’imputata di quest’anno sarà la Rivoluzione Francese e metterà a confronto il politologo Carlo Galli (accusa) con lo storico Antonino De Francesco (difesa). Il verdetto spetterà al pubblico presente munito di paletta in un evento promosso da Sammauroindustria che ha sempre richiamato almeno 700 persone.

A Roberto Balzani è stato chiesto un parere su due temi. Prima di tutto se ha senso nel 2023 processare la Rivoluzione Francese. “Il bicentenario del 1789, ormai oltre trent’anni fa (1989), rivelò che, in Francia, il giudizio storico sulla Rivoluzione era tutt’altro che pacifico. Oggi si direbbe che, anche là, gli spiriti siano meno inquieti e il dibattito meno presente nello spazio pubblico. Che la Révolution sia ‘passata alla storia’? Anche se così fosse, riflettere su questa faglia della storia contemporanea, produttrice di idee forti come ‘Nazione’, ‘Repubblica’, ‘Costituzione’, ‘Democrazia’, ‘Uguaglianza’ può essere utile - spiega Balzani -. In primo luogo, perché viviamo ancora a stretto contatto con quelle parole e quei concetti (basta ascoltare un discorso del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio per constatarlo); in secondo luogo, perché, accanto a queste posizioni più o meno ‘moderniste’, sono oggi più distinguibili posizioni tradizionaliste, che fanno riferimento a un bisogno di identità difensivo più remoto, forse per esorcizzare le paure che il vaso di Pandora della globalizzazione ha scoperchiato”.

Il Processo da 23 anni si svolge a San Mauro Pascoli nel cuore della Romagna, terra che oltre due secoli fa ha vissuto quel periodo. Quali effetti ha avuto la Rivoluzione francese in Romagna? “Se per ‘Rivoluzione Francese’ intendiamo anche il periodo napoleonico, che in Italia iniziò nel 1796 con l’arrivo dell’Armée d’Italie, gli effetti furono enormi. Anzitutto, la veloce fondazione di un governo laico moderno in sostituzione di quello ecclesiastico, fu il presupposto per un cambio di mentalità duraturo: solo l’idea che l’amministrazione dovesse offrire servizi ai cittadini che contribuivano alle spese a seconda delle loro possibilità, rappresentò una frattura profonda rispetto a un mondo antico in cui i ceti privilegiati erano esentati dalle imposte. E non fu che l’inizio - afferma Balzani -. Con la confisca dei beni della Chiesa, messi all’incanto a più riprese, si rafforzò la proprietà fondiaria borghese. Con l’Università pubblica fondata su un modello scientifico di trasmissione del sapere, nacquero i professionisti moderni (ingegneri, economisti, giuristi, insegnanti, funzionari). Con la ‘carriera delle armi’ un numero rilevante di giovani rampolli dell’aristocrazia e della borghesia romagnola parteciparono alle guerre napoleoniche europee, facendo carriera e, soprattutto, introiettando un sentimento di appartenenza protonazionale che avrebbe fruttificato dopo il 1815. Il Dipartimento del Rubicone, la Romagna con capoluogo Forlì, diede il maggior numero di ufficiali subalterni all’esercito del Regno d’Italia di Bonaparte. Certo, queste trasformazioni rapide e spesso violente lasciarono le classi subalterne nelle condizioni di prima mentre interessarono in particolare gli ambienti urbani e le classi dirigenti. La coscrizione obbligatoria, anzi, si tradusse in drammatico pedaggio che le famiglie mezzadrili pagarono all’Impero. Nonostante ciò, alcune riforme rimasero: i numeri di casa nelle vie, il sistema metrico, il calcolo del tempo “pubblico” su base oraria (benché differenze anche vistose permanessero fino all’Unità d’Italia). E poi, per la prima volta, alla Legazione di Romagna pontificia, con capoluogo Ravenna, fu sostituito un Dipartimento “laico” (una provincia romagnola, si direbbe oggi), con capoluogo Forlì. Il che produsse scontri municipali asperrimi, tanto che, dal 1816, le Legazioni, in Romagna sarebbero state due. Così decise con spirito equanime (e un po’ rassegnato) papa Pio VII (un cesenate, fra l’altro, morto proprio 200 anni fa). Però l’esperienza di uno Stato moderno, proseguita per alcuni lustri, fu alla base delle tante e confuse idee di rinascita nazionale, caduto Bonaparte. E la Romagna fu protagonista".

Storia del Processo del 10 agosto

Promosso da Sammauroindustria, il Processo è nato nel 2001 dall’idea di riaprire il caso sull’omicidio del padre del Poeta, Ruggero Pascoli, assassinato in un agguato il 10 agosto del 1867. Da quella prima intuizione si sono susseguiti, il 10 agosto di ogni anno, altri Processi su personaggi che hanno fatto la storia della Romagna (e non solo): il Passatore di Romagna (2002), La cucina romagnola (2003), Romagna di Mussolini (2004), Mazzini (2005), Secondo Casadei (2006), Garibaldi (2007), Togliatti (2008), Badoglio (2009), il Romagnolo (2010), Cavour (2011), Processo d’Appello Pascoli (2012), Rubicone (2013), Pellegrino Artusi (2014), Il ’68 (2015), Giulio Cesare (2016), Rivoluzione Russa (2017), Romagna delle 5 Marce su Roma (2018), Machiavelli (2019), I Vitelloni (2020), il Partito Comunista (2021), Ulisse (2022).

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