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Uno studio per riorganizzare il trasporto pubblico, la Lega contro l'incarico all'azienda torinese

“Chiediamo al Comune di astenersi dall’affidare a un’azienda torinese uno studio sull’analisi e la riorganizzazione della rete locale di trasporto pubblico per un costo di ben 27.000 euro"

“Chiediamo al Comune di astenersi dall’affidare a un’azienda torinese uno studio sull’analisi e la riorganizzazione della rete locale di trasporto pubblico per un costo di ben 27.000 euro. Consideriamo, ovviamente, indispensabile rivedere la pianificazione delle linee del trasporto pubblico locale e affrontarne le criticità con soluzioni innovative, ma crediamo anche che oggi rappresenti uno spreco investire una simile somma per uno studio affidato all’esterno, quando sul territorio sono già presenti soggetti pubblici e professionalità che potrebbero svolgere questo incarico a ragion veduta, poiché conoscono il territorio e le potenzialità dei mezzi e delle risorse in dotazione”.
Lo affermano i consiglieri del Gruppo Lega in una nota dove preannunciano un’interrogazione sulla notizia appresa dalla stampa locale.

“La richiesta è che l’affidamento dello studio diventi al più presto il tema di una seduta di commissione per chiarire la vicenda. Non si capiscono infatti i motivi per cui chi ha pianificato l’attuale assetto non possa analizzarne le carenze e rivederne e ottimizzarne i servizi. Se si avverte la necessità di chiamare addirittura un’azienda da Torino significa forse che nelle aziende del Trasporto pubblico romagnolo si è proceduto finora per approssimazioni successive, senza alcuna pianificazione e previsione? Noi non lo crediamo, men che meno ci convince l’ipotesi che non ci sia alcuna professionalità locale in grado di studiare e analizzare l’esistente per apportare le necessarie correzioni. La stessa mission e le funzioni di AMR (Agenzia mobilità romagnola) parrebbero supportare strade alternative all’affidamento esterno. Ricordiamo anche che dal 2013 la Regione ha previsto un efficientamento dei servizi su più aspetti, tra cui l’avvio di servizi a chiamata con soluzioni che possano incrementare l’attrattività del trasporto pubblico. Ci sarebbe quindi da domandarsi perché nel cesenate ciò non sia avvenuto e perché l’amministrazione si orienti solo ora verso questa soluzione che già altri territori sembrano aver messo a punto e che, quindi, non costituisce una novità in assoluto”.

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