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Piazza Bufalini, il leccio abbattuto nel cuore della città. La Lega riapre la vicenda: "Servono chiarimenti dalla giunta"

"Se si sovrappongono l’immagine fotografica del leccio abbattuto e l’attuale situazione delle opere in corso non può sfuggire che la presenza del grande albero non era compatibile con il progetto di riqualificazione"

“Non può dirsi conclusa la vicenda dell’abbattimento dello storico leccio che da decenni torreggiava a ridosso dell’ingresso della ‘Grande Malatestiana’, in piazza Bufalini. Abbiamo avuto modo di visionare, in seguito ad un accesso agli atti, l’analisi della ditta che ha prescritto l’abbattimento della pianta e la lettera della Soprintendenza con cui si autorizza il taglio e si dispone la piantumazione di un nuovo esemplare. Se poi si sovrappongono l’immagine fotografica del leccio abbattuto e l’attuale situazione delle opere in corso non può sfuggire che la presenza del grande albero non era compatibile con il progetto di riqualificazione di quella porzione di piazza Bufalini. Insomma, è lecito chiedersi perché l’amministrazione non abbia previsto la modifica parziale del progetto pur di salvaguardare il leccio come, per altro, era stato promesso”. Così in una nota il Gruppo della Lega in Consiglio comunale annunciando la presentazione di un’interrogazione.

“Tutto si è svolto in circa tre mesi. Risale al 27 settembre scorso, a taglio avvenuto, l’annuncio diffuso dal Comune delle motivazioni dell’abbattimento determinato da una comunicazione (datata 19 settembre) della ditta specializzata incaricata di valutare lo stato di stabilità dei lecci della piazza. Lo studio prevedeva due momenti di analisi, nel maggio e nel settembre 2022. La verifica e le misurazioni effettuate il 16 settembre avrebbero stabilito la pericolosità di quel solo leccio. In realtà, era stato osservato come i lavori del cantiere, negli ultimi tempi, si fossero concentrati intorno alla base della pianta poi abbattuta. Di qui, una serie di domande sui motivi per cui non si sia previsto che le attività a ridosso dell’apparato radicale della pianta avrebbero potuto causare pericolo per la pianta stessa e per i lavoratori e il personale addetto agli scavi archeologici. Dall’analisi, infatti, si evince che il comportamento anomalo della zolla dove insisteva la pianta abbattuta è stato riscontrato solo nel settembre 2022, quando i lavori si sono concentrati proprio in quel contesto, mentre nel maggio precedente non era stata ravvisata alcuna anomalia (in caso contrario si sarebbe consentito agli operatori di lavorare in situazione di pericolo). C’è quindi da capire il motivo per cui non si sia cercata un’alternativa all’abbattimento, per esempio un ripristino della zolla e un puntellamento, e a chi sia da far risalire l’errore di valutazione sulla effettiva compatibilità dei lavori rispetto al mantenimento della pianta in loco”.

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