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Farneti (Lega): "Prezzi alle stelle, carenza di manodopera e cavallette: colpo finale sull'agricoltura"

“Come professionista del ramo mi faccio portavoce delle gravi preoccupazioni dei colleghi. Prezzi alle stelle del gasolio agricolo, carenza di manodopera per la raccolta della frutta, siccità che sta mettendo a rischio anche i prodotti autunnali e ora anche le cavallette che stanno infestando e divorando tutto"

“Come le bibliche piaghe d’Egitto sull’agricoltura si stanno abbattendo calamità che potrebbero darci il colpo finale. Eppure, questo settore dovrebbe essere considerato sempre più strategico da istituzioni e politica”. A parlare è Ombretta Farneti, consigliere provinciale di Forlì-Cesena della Lega e capogruppo di Mercato Saraceno Cambia, che lancia un “grido d’allarme dal settore agricolo della Valle del Savio che amministratori regionali, provinciali e locali forse non sentono”.

“Come professionista del ramo - spiega Farneti - mi faccio portavoce delle gravi preoccupazioni dei colleghi. Prezzi alle stelle del gasolio agricolo, carenza di manodopera per la raccolta della frutta, siccità che sta mettendo a rischio anche i prodotti autunnali e ora anche le cavallette che stanno infestando e divorando tutto. Eppure, con una accorta pianificazione e un minimo di lungimiranza le varie Istituzioni avrebbero potuto prevenire molti di questi problemi. Certamente avremmo potuto contrastare i danni da siccità, evento conosciuto e ricorrente, con la creazione, pianificata per tempo, di bacini per la raccolta d’acqua piovana. In Regione si organizzano ‘cabine di regia’ per la siccità, ma le ricadute pratiche sono irrilevanti e le risorse ancora meno. E’ sorprendente infatti che oggi gli amministratori regionali si preoccupino di affermare che servono invasi aziendali e territoriali quando ormai il danno è fatto. Ma per gli errori di pianificazione o i ritardi amministrativi e burocratici non risponde mai nessuno, a pagare sono sempre gli ultimi della filiera, ovvero gli agricoltori. Così per le cavallette, non è solo la siccità a renderle tanto perniciose, ma il fatto che depongono le uova nei terreni incolti, non arati, e quindi proliferano indisturbate. L’agricoltura non può aspettare i tempi biblici delle amministrazioni. O si individuano velocemente soluzioni condivise almeno per i problemi più urgenti o ci sarà un drastico calo di produzione e di aziende, con una crisi alimentare progressiva almeno a livello locale. Ci chiediamo se sia questo l’obiettivo delle politiche regionali o non si tratti invece solo di superficialità. In ogni caso, se si vuole salvare l’agricoltura romagnola le strade da intraprendere sono altre”.

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