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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Verghereto

E45, un giunto metallico squarciò l'auto come un apriscatole: la signora 'batte' Anas e ottiene 13mila euro di danni

"Sono sollevata, finalmente dopo quasi dieci anni una sentenza giusta - commenta Maria - Per questo incidente ho speso un sacco di soldi, è stato un calvario"

Dopo quasi 10 anni da quello spaventoso incidente stradale, che le ha lasciato come "cicatrice" dolori fisici che ancora oggi l'affliggono, può almeno dire di avere vinto l'appello e di aver ottenuto un risarcimento economico. La storia è quella di Maria Nappini, oggi 63enne, all'epoca residente a Lido Adriano. La donna a dicembre 2014, mentre percorreva l'E45 nel tratto tra Canili e Verghereto per andare a trovare i suoi genitori ad Arezzo, si vide spuntare da sotto il sedile della sua Mercedes un giunto metallico di un cavalcavia, che squarciò la macchina come un apriscatole.

L'automobilista restò lievemente ferita nel sinistro, cosa che la portò a spendere quasi 4000 euro di spese mediche. Oltre a questo, la Mercedes "squarciata" dopo l'incidente venne portata via col carro attrezzi, pagato 435 euro, e poi demolita. Per quell'episodio spaventoso Maria citò in giudizio Anas chiedendo un risarcimento - l'accusa quantificò in 25mila euro i danni materiali, fisici e morali subìti -, ma nel 2021 il tribunale di Forlì diede ragione alla società, condannando la donna al pagamento delle spese legali, circa 3000 euro. Spese che Maria, con 500 euro mensili di pensione e sommate alle migliaia di euro già spese per via dell'incidente, non sapeva come affrontare.

La 63enne decise di appellarsi a quella sentenza e qualche giorno fa, difesa dall'avvocato Rocco Guarino, ha ottenuto il suo "riscatto". La Corte d'Appello di Bologna ha infatti ribaltato la sentenza di primo grado, condannando Anas al pagamento delle spese legali e a risarcire la donna per il danno subito, quantificato in circa 13mila euro tra lesioni fisiche e danni all'automobile. In sostanza, la Corte d'Appello ha ritenuto che Anas non abbia fatto tutto il necessario per evitare l'incidente, non avendo dimostrato che su quel tratto di E45 fosse stata fatta un'adeguata opera di manutenzione, e quindi ritenendo quell'episodio "non imprevedibile". Da qui il riconoscimento della responsabilità dell'ente.

"Sono sollevata, finalmente dopo quasi dieci anni una sentenza giusta - commenta Maria - Per questo incidente ho speso un sacco di soldi, è stato un calvario. Per riuscire a saldare il mio debito ho dovuto faticare molto, rischiavo che mi pignorassero la casa. Ancora oggi ho l'anca che mi fa male e cammino zoppa. Per mesi dopo quell'incidente non sono riuscita a guidare, ora sono tornata a vivere ad Arezzo dalla mia famiglia perché avevo paura a percorrere la E45 dopo quanto successo, non riuscivo più a venire a trovare mia madre e le mie sorelle. Sono soddisfatta e ringrazio di cuore il mio avvocato".

L'incidente

La donna stava viaggiando lungo la carreggiata nord dell'E45, in direzione Cesena, quando - nell'attraversare uno dei pochi ponti non ancora rimessi a posto di quel tratto di superstrada - il giunto “a pettine” del viadotto si alzò in verticale, spostato dal passaggio della ruota anteriore della macchina stessa. Il giunto quindi "scattò" come una tagliola e uno dei suoi denti si infilò nella scocca della macchina, da sotto. Il movimento della vettura fece il resto: il dente spuntò nell'abitacolo e squarciò la macchina da sotto, pronto perfino a tagliare il piede di un passeggero, se si fosse trovato fatalmente lì. La conducente, comprensibilmente, si prese un grande spavento e si ferì lievemente nella brusca sbandata che seguì all'impatto con l'ostacolo.

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