rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Attualità Sarsina

Romagnano, il luogo del miracolo: la storia della pastorella Agata e della costruzione della chiesa

"Da quel 1563 quindi è cambiata la storia della zona. E, ancora oggi si trova una nicchia in chiesa dove gli anziani vengono, il giorno della festa, per avvicinare il capo chiedendo la grazia contro i mali di testa, com’è tradizione"

"Ognuno di noi, nel proprio cammino di vita, incontra dei luoghi che poi diventano speciali e ce li si porta dietro per sempre. Per me, uno di questi è Romagnano". E' ancora una volta il parroco Don Daniele Bosi che racconta la storia di luoghi di confine, questa volta tra la Valle del Savio e la Valmarecchia, e di miracoli di cui custodisce i ricordi.

Il miracolo

"Sono tanto affezionato a Romagnano e alla sua gente, per 8 anni (durante gli anni delle scuole medie e superiori) vi ho svolto il servizio di organista tutte le domeniche, stabilendo forti legami con la popolazione che rivedo, ora, una volta all’anno nella festa del Lunedì, che non ho mai tralasciato. Per questo sento il dovere di scrivere queste righe per far conoscere a tutti la grande storia di questo luogo e del miracolo, forse un po’ dimenticato al giorno d’oggi". Romagnano è alle porte di Sarsina, anche se fa parte del Comune di Sant'Agata Feltria. Ma perchè si parla di “Madonna di Romagnano?” "Tutto ebbe inizio l’8 aprile del 1563, un giovedì, quando, ad una pastorella che pascolava il gregge al di sotto della località Giampereto di Montepetra, dove oggi esiste la “Mistedia” più volte riedificata, di fronte alla chiesa di Romagnano - racconta Bosi -, 'apparve una signora riccamente vestita che stringe al seno un vezzoso bambino. La pastorella dapprima impaurita prende poscia coraggio vedendo che la signora le sorride e le rivolge la parola: io sono Maria Ausiliatrice e voglio mi si costruisca una chiesa sopra i ruderi dell’antica pieve di Romagnano. Va – le ordina – a dire al Vescovo di Sarsina che qui amo di essere onorata. La giovinetta, muta dalla nascita, acquistò immantinente la favella e corse dai genitori, che pieni di gioia anche per il miracolo della favella acquistata, la condussero a Sarsina dal Vescovo Lelio Garuffi', il quale, prima di credere alla bambina, volle 'comprobare miraculum ed de oe habere certitudinem'", ricorda il parroco.

Testimonanze

"Da quel 1563 quindi è cambiata la storia della zona. E, ancora oggi si trova una nicchia in chiesa dove gli anziani vengono, il giorno della festa, per avvicinare il capo chiedendo la grazia contro i mali di testa, com’è tradizione, e in questa nicchia ancora oggi si trovano alcuni pezzi della calotta che, secondo la tradizione, si dice sia proprio quella di Agata. Nel 1963, 60 anni fa, venne ricordato in modo speciale l’anniversario dei 400 anni dell’Apparizione della Madonna a Romagnano. Venne in quella occasione demolita la vecchia canonica e costruita la nuova progettata dal geometra Angelo Marini di Sarsina, insieme ad importanti restauri al Santuario. La più scarna ma più eloquente testimonianza del fatto avvenuto - ricorda Don Bosi - è una lapide, posta a sinistra del presbiterio di Romagnano. Sebbene l’iscrizione incisa voglia ricordare il fatto, non lo nomina: quel giorno, quel mese, quell’anno indicano una cosa a tutti nota, che non c’era bisogno di dichiarare: non è più la sola voce di quel marmo che parla, ma di tutto un popolo che ha visto, che sa, che ricorda.  Una storia che è cominciata almeno oltre 500 anni prima. O chissà quando. Restano dentro la chiesa o incastonati nei muri tanti pezzi di marmi romani di interesse incredibile che ci testimoniano che la vita della comunità è iniziata da tanto".

La storia della pieve

"Il Santuario sorge su un terrazzo fluviale di antichissima antropizzazione dove sono stati trovati utensili in selce riferibili al paleolitico, nonché materiali del neolitico e dell’età del ferro.  Il primo documento che possediamo è del 1033, dove si parla della pieve di Romagnano, dedicata in seguito anche a San Pietro. L’abside attuale, anche se coperto da moderne pitture, è l’unica parte rimanente della prima struttura e ne testimonia l’antichità.  Nell’anno 1553 la Pieve era ancora funzionante, infatti nell’elenco delle chiese che pagano il “cattedratico” al Vescovo di Sarsina, fanno parte del Pievanato di Romagnano le chiese di Santa Fiora in Sapigno, San Bartolomeo di Montepetra, Santa Maria Maddalena di Colonnata, San Paterniano di Sanzola, Sant’Andre di Montespelano. Monsignor Luigi Testi - ricorda il parroco - nella pubblicazione “I due amici e l’antichissima città di Sarsina”, edito nel 1911, ci informa che a Sarsina il 1557 era ricordato come l’anno del diluvio, dove si ebbero inondazioni a Sarsina e a Mercato Saraceno. Forse in quell’occasione il tetto della pieve crollò. Sta di fatto che nel 1563 l’abside era ancora integro e c’era l’affresco della Madonna. In una lettera scritta nel maggio 1963, un mese dopo il miracolo, un certo Benedetto Capelli, che era il coordinatore di quelli 'che sonno in servitio della Madonna', scrive al Vescovo di Sarsina dicendo che attorno alla chiesa sono state costruite capanne per il ricovero notturno dei pellegrini che 'pare ci sia alloggiato l’esercito dei Borboni e queste risultano insufficienti'. Si è 'mosso tutto il mondo per venire a questa Madonna più che al Perdono di Assisi e gli alloggiamenti che si sono bisognaria che fossino grandi como il collisseo di Roma'. La prima cosa da fare era ricostruire la chiesa, rimanendo di essa solamente l’abside. Ci fu subito una affannosa ricerca per trovare legnami, coppi, mattoni, calcina e il denaro occorrente. Ma in breve tutto fu trovato e Franchino da Sarsina con 'un gargione' e maestro Biasio poterono iniziare i primi lavori. Il vescovo risponde ordinando pure che si costruisca la canonica, e 'di andare a chiamare li segatori da Pozzo et dareli un tanto et che seghino quella rovere granda per farne d’asse per far solare lì a quella casetta'". 

"La chiesa ricostruita era la più grande dopo la Cattedrale di Sarsina, quindi più grande della Pieve di San Damiano già esistente. Era alta sedici metri, larga tredici e lunga trentadue metri. Il 1° maggio 1637, l’abate generale Clemente Tosi, dei Silvestrini di Osimo, eleva la chiesa di Romagnano ad Abbazia. I silvestrini ebbero la cura della chiesa dal 1637 al 1653. La chiusura del monastero avvenne appunto il 4 aprile 1653 ad opera della Congregazione sullo Stato dei Regolari, scrivendo che 'è necesaria l’estintione e suppressione de piccioli conventi in cotesta congragatione de monaci silvestrini'.  Ma iniziava per lei un progressivo degrado. Il 2 febbraio 1777 col peso della copiosa neve si ruppe un travetto sul colmo della chiesa. Venne riparata da Giambattista Gambini di Calbano e Pietro Penacchi di Sarsina, muratori. 
In chiesa, sulla destra in alto, è conservato sotto un robusto vetro protettivo, il più antico quadro della chiesa. Pur essendo antica, non ha arredi antichi purtroppo.  Ma nel 1805, come ci ricorda una lapide murata all’interno della chiesa, entrando a destra, la chiesa venne totalmente ridimensionata, e rimpicciolita nella forma attuale, sotto don Barocci". 

romagnano 1941

"Facente parte della parrocchia di Sapigno, da secoli i parroci abitavano a Sapigno e si recavano a Romagnano solo per le messe. Fino al 1949 quando il parroco di Sapigno don Enea Scarpellini si trasferì a Romagnano e si invertì il tutto: il parroco abitava a Romagnano e si recava a Sapigno solo per le messe, essendo quella chiesa e canonica ormai in rovina.  Anche Romagnano si presentava in miserevoli condizioni e fu il Vescovo mons. Bandini, che insieme all’onorevole Zaccagnini, restaurarono lo stabile e edificarono la nuova canonica nel 1963, IV centenario dell’Apparizione. Nel 1982 un importante lavoro di restauro operato dal parroco don Valentino Caufin, ultimo parroco che abitò stabilmente in parrocchia fino al 1996, che consiste nel togliere tutto l’intonaco interno ed esterno, diventando così la pieve qualcosa di straordinario. Particolarmente attraente e particolare il presbiterio col colonnato in pietra. Nel 1971 si aggiunge un nuovo esile moderno campanile caratteristico - spiega il parroco -.  Purtroppo nel 1977, volendo in Italia far corrispondere le ripartizioni territoriali ecclestiastiche con quelle amministrative civili, la Diocesi di Sarsina dovette cedere al Montefeltro le sue uniche due parrocchie ubicate nel territorio di Sant’Agata Feltria e all’ora nelle Marche: Sapigno-Romagnano e Rivolpaio (già estinta), spostando a Sarsina le parrocchie di Serra e Tornano facenti parte del territorio di Mercato Saraceno. I sarsinati non accolsero positivamente la perdita del loro santuario “storico” della città e della Diocesi.  Nel 2009 don Ezio Ostolani, parroco dal 1997, si prodigherà per la ristrutturazione totale di chiesa e canonica che torneranno a splendere. Sotto il pavimento della chiesa sarà trovato l’antico pavimento in cotto che sarà messo nel presbiterio. La canonica venne totalmente sistemata e anche alzata creando un piano superiore. Un lavoro maestoso a cui parteciperà anche il parroco con tanto lavoro manuale e con finanze proprie". 

La festa del Lunedì di Pasqua
"Il parroco di Sapigno don Paolo Fanti, da cui la chiesa di Romagnano dipendeva, nel 1862 scrive al Vescovo chiedendo di poter abolire la festa del Lunedì di Pasqua. Questo perché la festa si era troppo “laicizzata”: 'è uso farsi, fra persone di sesso diverso, e specialmente fra amanti, durante la festa dono di ciambelle, uova o altre cose trasformando la giornata in convegno di amoreggiamenti e disonestà. Cosa vergognosa è vedere intorno alla chiesa, in tempo di funzioni sacre, qua e colà conventicole di gioventù, parte tenere secreti colloqui d’amore, parte sdraiati sull’erba a lato di femmine vuotare tazze fino all’ebrietà'. Ma le tradizioni sono dure a morire e la festa rimase", ricorda Don Bosi. 


 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Romagnano, il luogo del miracolo: la storia della pastorella Agata e della costruzione della chiesa

CesenaToday è in caricamento