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Marco Pantani ricordato alla Camera: "Gettava il cuore oltre l’ostacolo"

Il decennale della morte di Marco Pantani è stato ricordato alla Camera dal parlamentare riminese del Pd, Tiziano Arlotti, grande appassionato di ciclismo

Il decennale della morte di Marco Pantani è stato ricordato alla Camera dal parlamentare riminese del Pd, Tiziano Arlotti, grande appassionato di ciclismo. "Il 14 Febbraio 2004, nel giorno di San Valentino, moriva a Rimini un grande campione del ciclismo: Marco Pantani - ha esordito Arlotti -. Sono passati dieci anni dal quel tragico epilogo, e in questo tempo Marco Pantani è diventato sempre più leggenda. Un campione sempre più amato, tanto che ancora oggi è continuo il pellegrinaggio alla sua tomba nel cimitero di Cesenatico".

"Pantani, come lo ha definito Felice Gimondi, “… era un campione che seppe riaccendere la passione per il ciclismo e infiammare i cuori della gente” - ha proseguito il parlamentare riminese -. Non a caso è considerato uno dei più forti scalatori di tutti i tempi con Bartali, Gaul, Bahamontes. Pantani col suo modo di correre faceva venire i brividi, quando lo aspettavi era sempre pronto. Sapeva parlare alla bicicletta, aggrediva le montagne – lui nato in riva al mare di Romagna – come un indomito guerriero di altri tempi. Ha insegnato a tutti che per un uomo la passione, il sacrificio sono fondamentali non solo nello sport, ma anche nella vita. Sapeva donare emozioni, ma soprattutto gettava il cuore oltre l’ostacolo perché era straordinariamente generoso, spontaneo, istintivo… insomma un romagnolo".

"Per chi ama il ciclismo è difficile dimenticare quello che Marco ha saputo fare - ha aggiunto -. Basti ricordare la tappa del Giro d’Italia di Oropa dove, dopo un incidente meccanico, ripartì spianando letteralmente la salita. Nella furiosa ascesa superò ben 49 corridori trionfando per distacco, alla sua maniera. Oppure, come dimenticarlo nel Tour de France vinto nel 1998 quando, a 50 km dall’arrivo, attacca con pioggia e vento flagellanti sulla mitica salita del Galibier e rifila 9 minuti di distacco al tedesco Ullrich? O ancora i trionfi del 1995 e 1997 all’Alpe d’Huez".

"Rimasto nei cuori degli appassionati come “il Pirata”, Pantani è a tutt’oggi l’ultimo italiano ad avere vinto il Tour de France (nel 1998, 33 anni dopo Felice Gimondi) e l’ultimo ciclista in assoluto (dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain) ad aver vinto Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno - ha proseguito Arlotti -. Ma Pantani, così come era forte e imbattibile sulle salite, era anche fragile, insicuro, orgoglioso. Dopo l’espulsione dal Giro d’Italia del 1999, che stava vincendo, avrebbe potuto presentarsi il mese dopo, non avendo alcuna squalifica, al Tour de France".

"Non ci andò perché visse quella esclusione come una gravissima ingiustizia, un violento affronto. Da lì il declino, i tentativi di risalire in bicicletta, gli ultimi sprazzi alle Cascate del Toce che ci ha donato - ha concluso Arlotti -. Marco Pantani muore la sera del 14 febbraio, solo, in una stanza di albergo a Rimini. Jim Morrison diceva che l’eroe non è colui che non cade mai, ma colui che una volta caduto trova il coraggio di rialzarsi. Marco Pantani si è sempre rialzato dalle sventure, come faceva quando rilanciava i suoi micidiali attacchi in salita. Ma quella sera, in quella fredda stanza, il fardello era insopportabilmente pesante".

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