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Parolo ai baby del Cesena: "Inseguite i sogni, io ho segnato in Champions League nell'ultimo anno di carriera"

Un pomeriggio a "lezione" con Marco Parolo che ha saputo soddisfare le tante curiosità dei baby calciatori del Cavalluccio. Tanti gli aneddoti e le curiosità raccontate dall'ex bianconero arrivato fino in Nazionale

"Seguite i mister perché sono la vostra guida", anche se il suo primo allenatore lo fece piangere in campo a 7 anni. Un pomeriggio a "lezione" con Marco Parolo che ha saputo soddisfare le tante curiosità dei baby calciatori del Cesena. Giovedì pomeriggio l'incontro nella Club House dello stadio Manuzzi dove oltre 100 ragazzi delle giovanili del Cavalluccio e tanti genitori hanno 'bersagliato' di domande l'ex giocatore di Cesena, Parma e Lazio. Parolo, che compirà 39 anni il 25 gennaio, si è presentato con un outfit rigorosamente bianconero, ed è stata anche l'occasione per lanciare il suo libro "Quando giochi" scritto a quattro mani col giornalista sportivo Marco Cattaneo, anch'egli presente a pochi passi dal Manuzzi.

Apprezzato commentatore di Dazn, l'ex centrocampista si è destreggiato bene tra le domande a raffica dei giovani bianconeri: "Alla vostra età mi divertivo veramente. Qui a Cesena sono stati tre anni fantastici, anzi escluderei l'ultimo". La stagione sciagurata è la 2011-2012 quando il Cavalluccio retrocesse dalla serie A alla B nonostante diversi talenti in rosa. 

"La piazza di Cesena mi ha fatto crescere la passione per il calcio - ha detto Parolo - qui si parla e si vive di calcio tutta la settimana. Il gol della promozione dalla B alla A? E' stata una rete bruttissima ma un momento bellissimo. Mi ricordo il Garilli di Piacenza invaso dai tifosi del Cesena che dopo la partita hanno invaso anche gli autogrill lungo l'autostrada, in pratica noi calciatori non ci siamo potuti fermare per bere qualcosa. Poi siamo arrivati al Manuzzi e abbiamo trovato lo stadio pieno".

Parolo ha ricordato con un pizzico di rammarico le 599 presenze, "ne mancava solo una per fare 600" e i 72 gol di una carriera spesa tra Como, Pistoiese, Foligno, Verona, Cesena, Parma e Lazio. La ciliegina sulla torta le 36 presenze in Nazionale. 

"Il mio primo mister mi fece piangere, a Foligno Bisoli mi sostituì dopo mezzora"

Quando un giovane bianconero gli ha chiesto chi fosse il giocatore più forte incontrato nella sua carriera, Parolo non ha avuto dubbi: "Dico Ibrahimovic, di fronte a lui in campo ti sentivi impotente". Poi gli aneddoti sugli allenatori: "Il mio primo mister a 7 anni mi fece piangere in campo, mentre Bisoli ai tempi del Foligno mi sostituì dopo mezzora mentre stavamo perdendo 2-0. Ci rimasi molto male, ma il giorno dopo mi prese da parte e mi disse che l'aveva fatto per me".

"L'allenatore più forte? Per me il migliore è Conte - ha detto Parolo - perché è maniacale e vive per il calcio". Ai giovani calciatori bianconeri ha detto: "Seguite i vostri allenatori perché sono le vostre guide".

Sulla convocazione in Nazionale a 26 anni ai tempi in cui giocava in riva al Savio: "Da un lato ero contentissimo, ma dall'altro avevo una gran paura di non essere all'altezza. Infatti per sei-sette giorni ho vissuto male, con l'ansia, fino a quando Prandelli (l'allora ct azzurro) si è avvicinato e mi ha detto 'Marco, vuoi iniziare a divertirti?'"

"La partita che ho vissuto con maggiore tensione nella mia carriera? Un Inter-Cesena, entravo per la prima volta a San Siro da calciatore e da bambino tifavo il Milan, per un quarto d'ora non ci ho capito nulla". 

Poi un aneddoto molto divertente sul Mondiale del 2014 in Brasile: "Faceva un caldo insopportabile e giocavamo contro la Costa Rica, loro erano abituati a quel clima tropicale e sembrava che andassero al doppio della velocità rispetto a noi". Impossibile non ricordare i quattro gol segnati da Parolo in un Pescara-Lazio, "sembra impossibile ma è successo davvero". 

Rivolgendosi ai baby calciatori bianconeri Parolo ha detto: "Inseguite i vostri sogni, io ho giocato e segnato in Champions League nell'ultimo anno della mia carriera con la maglia della Lazio. Ho giocato in Champions quattro partite e ho fatto due gol. Era quello il mio sogno quando da bambino passavo ore ed ore a calciare il pallone contro il muro, sotto casa mia".

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