rotate-mobile
social

Il mistero di Leonida Malatesta detto 'il pazzo': conclusi gli studi sul teschio conservato al museo

Le ricerche sono proseguite in questi ultimi anni. Andrea Antonioli (attualmente presidente del Centro Studi Olim Flaminia) ha condotto approfondite ricerche sui Malatesta di Sogliano e San Giovanni con Alessandra Peroni (Università di Bologna), che ha effettuato una strenua ricerca archivistica, recuperando dati importantissimi sulla vita di Leonida

Quando la scienza viene in supporto alla storia, quest'ultima si fa davvero affascinante. È il caso di Leonida Malatesta (1562-1600) che ha visto il coinvolgimento di storici, medici e scienziati per far luce su un caso accaduto secoli fa. Tutto è partito nel 2017 quando l'allora direttore del museo e Biblioteca Renzi,  Andrea Antonioli, archeologo e saggista vincitore di numerosi riconoscimenti e premi letterari, condusse studi e ricerche che attribuivano il teschio custodito in Museo a questo Leonida. Il corpo, però, non fu mai ritrovato e il reperto aveva indotto alcuni studiosi del passato a credere che la cospicua lesione a carico dell’osso frontale potesse essere la causa prima della malattia psichiatrica di Leonida, non a caso definito “il Pazzo” in alcuni testi storici. Antonioli chiamò quindi una équipe di esperti che condussero studi scientifici e d'Archivio, per cui fu organizzato un convegno al Museo Renzi nel dicembre 2019 per rendere noti i primi risultati.

Le ricerche sono proseguite in questi ultimi anni. Andrea Antonioli (attualmente presidente del Centro Studi Olim Flaminia) ha condotto approfondite ricerche sui Malatesta di Sogliano e San Giovanni con Alessandra Peroni (Università di Bologna),  che ha effettuato una strenua ricerca archivistica, recuperando dati importantissimi sulla vita di Leonida. Inoltre sono giunti i risultati definitivi delle ricerche condotte sul teschio dal celebre paleopatologo Francesco Maria Galassi (Università di Lodz, Polonia), da Cicero Moraes (artista forense brasiliano autore di pregevoli ricostruzioni di personaggi storici) e da Elena Varotto (Flinders University, Australia). Il lavoro si è basato su immagini TAC ottenute nel corso dello studio del reperto, già oggetto tra 2017 e 2018 di un primo studio preliminare da parte di Galassi, quando era ricercatore presso l’Università di Zurigo in Svizzera. (Nella foto Antonioli e Galassi)

Antonioli e Galassi al Convegno

"L’approfondito esame multidisciplinare ha pertanto dimostrato che il teschio non apparteneva a Leonida, bensì a un individuo vissuto tra i 200 e i 300 anni prima; il test del radiocarbonio lo data, infatti, a un periodo compreso tra il 1295 e il 1400 - spiega Antonioli -. Inoltre, per il cranio conservato nel Museo, attribuito a un soggetto di sesso maschile, è stata stimata un’età al momento della morte pari, in media, a poco più di 47 anni, mentre Leonida Malatesta morì a 38 anni. Per quanto concerne la lesione a carico dell’osso frontale, fu verosimilmente causata da un colpo di fendente,  anche se l’imponente reazione e neoformazione del tessuto osseo di carattere infettivo in seguito al trauma (osteomielite) non permette al momento di identificare perfettamente la tipologia dell’arma o dello strumento utilizzato per arrecare il colpo.  Lo pseudo Leonida non sopravvisse a lungo al trauma, dal momento che il cranio manifesta una calcificazione delle coclee auricolari compatibile con una patologia nota come labyrinthitis ossificans, riscontrabile in contesti traumatico-infettivi. Inoltre, un riesame degli archivi museali ha permesso di trovare alcune carte che parlavano del cranio oggetto dello studio e lo mettevano in relazione a una morte in battaglia o al colera. Considerata l’antichità del reperto e l’assenza del colera dall’Europa prima del XIX secolo, una eziologia traumatica bellica appare molto più ragionevole, essendo note battaglie nell’area del ritrovamento durante il XIV secolo". 

La nuova ricostruzione ha dunque chiuso il cerchio degli studi su Leonida e sul cranio a lui attribuito che a breve saranno oggetto di una pubblicazione in forma divulgativa di Andrea Antonioli e Alessandra Peroni. Inoltre un articolo paleopatologico sarà pubblicato in un’importante rivista storico-medica a cura di Francesco Galassi e della sua équipe di studiosi. Al progetto hanno partecipato anche Stefano De Carolis (Direttore Scuola di Storia della Medicina dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Rimini), Elisa Tosi Brandi (Università di Bologna), Marcello Cartoceti (adArte Rimini) e Lorenzo Rossi.  

Ricostruzione volto

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il mistero di Leonida Malatesta detto 'il pazzo': conclusi gli studi sul teschio conservato al museo

CesenaToday è in caricamento