rotate-mobile
Politica

Nuovo stadio? Difendi Cesena: "Giù le mani dal Manuzzi, deve restare un catino in un quartiere popolare"

 “Il Dino Manuzzi è un simbolo della città: sullo stadio la destra ha rischiato un clamoroso autogol a favore di una sinistra che non lo merita”. Difendi Cesena, a nome di Antonio Barzanti, interviene sul recente scambio di battute tra i candidati sindaco Lattuca e Casali

 “Il Dino Manuzzi è un simbolo della città: sullo stadio la destra ha rischiato un clamoroso autogol a favore di una sinistra che non lo merita”. Difendi Cesena, a nome di Antonio Barzanti, interviene sul recente scambio di battute tra i candidati sindaco Lattuca e Casali   

“Lo stadio del Cesena, completato o meno, deve restare nel quartiere Fiorita. È lì che si sono sedimentate nel tempo” spiega il portavoce di Difendi Cesena “tutte le esperienze che hanno creato l’identità del Cesena e dei suoi tifosi. Incastonato nella vita cittadina, tra strade e palazzi popolari. Un legame fisico e simbolico da difendere. L’idea della destra, recentemente espressa dalle parole del candidato sindaco Marco Casali, non ci trova assolutamente d’accordo. E siamo pure sicuri che se il sindaco uscente, Enzo Lattuca, per il momento ha solamente parlato di completamento, piuttosto che di spostamento” sottolinea Barzanti “non lo ha certamente fatto perché non aderisce a quella fredda mentalità utilitaristica e affaristica che, se ieri ha trasformato in supermercato il Foro Annonario, oggi potrebbe spostare altrove il Dino Manuzzi, con il pretesto di maggiori spazi, comodità ed accessibilità. Uno snaturamento irrimediabile per quel vincolo tra il Cavalluccio e i suoi sostenitori, a favore di un calcio sempre meno vissuto come rituale aggregazione sociale ed identitaria, e sempre più spinto  al mero spettacolo da consumare. Dentro a stadi  che sembrano ipermercati o sul divano davanti allo schermo televisivo”.  

“Sebbene sia sciocco pensare di vivere nel passato o cercare di cristallizzare il presente” continua il movimento identitario rappresentato dagli occhi della civetta “ci sono cose che, evidentemente, non possono cambiare. Possiamo fare l’esempio dello storico logo, rilevato dalla vecchia proprietà con un esborso di 78.000 euro. Oppure quello della bandiera, alla quale nessuno aggiungerebbe un terzo colore oltre al bianco e al nero. Lo stesso ragionamento vale per lo stadio, già costretto a mettere in secondo piano il nome del più significativo dei presidenti per portare la denominazione di una nota marca di surgelati locali. Non mettiamo in discussione le ormai inevitabili forzature commerciali. Vogliamo solo far notare che quando si parla di tifo, Cesena e Fiorita si argomenta su una questione inscindibile. Dietro al Curvone svettava la Basilica del Monte, la stessa che ora si profila sulla tettoia della Curva Mare. Quei vicoli attraversati da generazioni di romagnoli che si dirigono a sostenere i bianconeri, sotto pioggia battente o sole cocente, sono meglio di qualsiasi anonima circonvallazione periferica. Impagabile il boato che arriva fin dentro alle nostre piazze. Perché disperderlo lontano tra autostrada e circonvallazioni?”.   

“Quel catino, ancora oggi tra i migliori impianti italiani” chiarisce Barzanti “deve continuare a incastonarsi in questo quartiere popolare. È lì che il Cesena ha costruito, conquistato, e dato gioie, come riservato dolori. Sentimenti che non vanno dispersi altrove. Energie impagabili. Demolirlo, per ricostruire una qualsiasi struttura multifunzionale, in una landa di periferia, come si costruirebbe un centro commerciale qualunque, sarebbe un colpo micidiale ad una tradizione che cesenati e romagnoli, forse anche inconsapevolmente, hanno ancora la fortuna di poter vivere. Più sensata, e non è idea del sindaco uscente Enzo Lattuca, ma un tema discusso già da anni, il completamento della tribuna. Dal canto nostro possiamo sicuramente suggerire l’utilizzo più razionale del settore ospiti, da suddividere in modo diverso, per poterlo allargare, quando necessario, al tifo casalingo. E ancora, consci di alcune lacune e visti gli spazi disponibili, lo studio di un’eventuale miglioramento dei servizi al tifoso, come maggiori servizi igienici e ulteriori bar”.

“Per la tifoseria il Manuzzi deve rimanere alla stregua di un tempio, dove l’eventuale utilizzo commerciale – che già c’è e per il quale ci raccontarono fu realizzato il campo in plastica eliminando un ottimo ed invidiato manto erboso da gioco – non è tabù ma solo attività complementare e marginale. Così come non si oserebbe proporre di ricostruire il Duomo altrove” conclude Barzanti “per migliore accessibilità e funzionalità, non ci si dovrebbe arrischiare di sgomberare dalla Fiorita il tempio del tifo del Cavalluccio; il Dino Manuzzi nel quartiere la Fiorita”

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nuovo stadio? Difendi Cesena: "Giù le mani dal Manuzzi, deve restare un catino in un quartiere popolare"

CesenaToday è in caricamento