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Il volto umano del mondo digitale

Negli anni della Rivoluzione Digitale il progresso trova tra le sue massime espressioni il potenziamento delle cosiddette “tecnologie dell'informazione e della comunicazione” (ICT), per la produzione e diffusione di materiale mediatico di vario tipo: scritti, immagini, audiovisivi.

Il progresso tecnologico oggi ci affascina con la sua terminologia, spesso comprensibile solo ai tecnici esperti, che suscita in noi “profani” lo stupore tipico di chi assiste ad un trucco di magia, e che ci fa sognare, con la promessa dei vantaggi che i prodotti di ultima generazione possono apportare alle nostre vite quotidiane: fotografie e video sempre più fedeli per immortalare meglio i nostri ricordi, reti sociali virtuali per essere connessi agli altri ovunque ed in qualsiasi momento, una quantità illimitata di informazioni accessibili con un click (o con un tocco di dita sullo schermo), intrattenimento sempre più realistico per vivere esperienze, ed emozioni, più intense.

La nostra sete di tecnologia sembra essere “sintomo” di uno dei falsi miti diffusi nella società occidentale, quello dell'aspirazione alla perfezione, che crea non pochi problemi nelle nostre quotidianità: lungi dal ricordare a noi stessi che la perfezione è un'idea astratta che non appartiene a questo mondo, nonché spinti da un mercato del consumo che vive sulla nostra perenne insoddisfazione, mettiamo noi stessi al confronto con modelli standardizzati, irreali ed irraggiungibili, di fronte ai quali ci sentiamo costantemente inadatti.

Questo colpo basso alla nostra autostima viene risarcito spesso con l'acquisto di beni di consumo, tra quali quelli tecnologici, che diventano “prolungamenti” delle nostre capacità cognitive, emotive e relazionali, ed in ultimo dell'immagine che abbiamo di noi stessi. Queste pròtesi tecnologiche sempre più efficienti ci danno la passeggera illusione di essere individui migliori (rispetto a noi stessi, ma anche rispetto agli altri), più capaci, più indipendenti, più liberi e più vicini alla tanto agognata perfezione. L'illusione svanisce puntualmente quando il prodotto da noi acquistato diventa obsoleto, superato dalle nuove conquiste del progresso, ed ecco che il ciclo insoddisfazione-acquisto ricomincia.

È curioso comunque notare certe tendenze, diffuse proprio dalla rete telematica, che sembrano andare in direzione contraria proprio a quella della ricerca della perfezione. Riprendendo l'esempio della fotografia digitale, applicazioni come Instagram ci permettono di modificare graficamente i nostri scatti “perfetti” per dare loro l'aspetto di vecchie fotografie analogiche (come quelle della celeberrima Polaroid), con l'aggiunta di filtri ed una serie di piccoli difetti.

Nell'ambito della produzione musicale, poi, la tecnologia digitale rende possibile una precisione mai raggiunta nell'elaborazione del suono, tuttavia, la musica che popola le classifiche di vendita non può prescindere mai da elementi di natura “analogica”: strumenti suonati da musicisti in carne ed ossa, porzioni di vecchie canzoni campionate, effetti aggiunti in post-produzione per “sporcare” il suono vanno a compromettere la perfezione del digitale per andare incontro ai gusti degli ascoltatori.

A pensarci bene, avendo a disposizione capacità sempre più vicine all'ideale di perfezione, sembra che dopotutto ci troviamo comunque a cercare attraverso la tecnologia esperienze che ci trasmettano, attraverso imperfezioni create ad arte, un po' di calore e di umanitàEcco quindi che utilizziamo nuovi strumenti per soddisfare vecchi bisogni, e nella fredda precisione dei processori elettronici e del codice binario ricerchiamo ancora il volto umano, in una sola parola: l'altro.

Il modello dell'essere perfetto, sufficiente a se stesso, non si sposa certamente con il nostro bisogno vitale di metterci in relazione con gli altri, imperfetti ma proprio per questo simili a noi, bisogno alla base dello sviluppo e la sopravvivenza di ciascun individuo dalla notte dei tempi. Dimostrazione lampante di questa nostra necessità di relazione è l'esplosione del fenomeno social network, “mondi digitali” dove possiamo creare un nostro alter-ego virtuale (il nostro profilo personale) ed entrare in contatto, appunto, con altri utenti.

La domanda che di conseguenza gli studiosi della psicologia umana si pongono dai tempi della rivoluzione digitale è: come viviamo le nostre relazioni attraverso gli strumenti offerti dal progresso tecnologico, Internet in primis, e che effetti hanno sulla nostra mente? Su questa partita, gli psicologi non possono non puntualizzare un aspetto centrale: le interazioni tra individui mediate dalla tecnologia digitale possono essere sì un potente supporto, ma non potranno mai sostituire le relazioni faccia a faccia, senza le quali rinunceremmo ad un tassello fondamentale della nostra esistenza. Tale avvertimento è importante, dato che il nostro modo di interagire, soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani, sembra svolgersi in misura sempre maggiore sul piano virtuale, con la mediazione di strumenti digitali, e sempre meno offline.

Per approfondire l'argomento, questo pomeriggio dalle 17:00 alle 19:00 discuteremo del rapporto tra relazioni e tecnologia durante l'incontro “Vivere l'isolamento”, presso La Bottega dello Psicologo a Forlì, in Corso Diaz 84. La partecipazione è aperta e completamente gratuita (scarica il volantino informativo).

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