Una mamma: "Ritorno alla didattica a distanza suscita polemiche? Serve realismo"
scrive Maria Luisa
Il ritorno alla DAD ha suscitato polemiche e sollevato manifestazioni di dissenso da parte di comitati di genitori. A fianco a queste, c'è chi esprime il rammarico, certamente condivisibile, che il ritorno alla DAD “vanifichi” l'impegno profuso dai giovani nell'applicazione rigorosa delle misure anti-covid in ambito scolastico. Senza fare inutili polemiche, vorrei esprimere una mia considerazione che scaturisce da una visione realistica dell’approccio di molti giovani all’attuale emergenza sanitaria, che ritengo sia doverosa nel rispetto del sacrificio di tanti, giovani e non. La DAD è sicuramente una grande privazione, imposta oggi come anno scorso, a ragazzi e bambini per il bene della comunità. Sono madre di due ragazzi, rispettivamente di 18 e 13 anni, e ho sotto gli occhi ogni giorno, da un anno a questa parte, la loro rinuncia ad una vita sociale “in presenza”, la rinuncia all’attività sportiva, che sia individuale o di squadra, la rinuncia all’arricchimento culturale per la chiusura di teatri e cinema e la sospensione di attività ricreative in genere, la rinuncia a qualsiasi forma di divertimento. Abbiamo tutti bisogno di tornare ad una vita normale, ma dobbiamo capire che questo non sarà possibile senza prima ridurre la curva dei contagi, in attesa che le vaccinazioni raggiungano le fasce più giovani della popolazione. I ragazzi capiscono veramente il senso di questo sacrificio? Come possiamo pretendere che i giovani lo comprendano, se noi adulti in primis ci dimostriamo reticenti di fronte a divieti e restrizioni? Penso al mio grande desiderio di trascorrere, dopo due lunghi anni di "pausa forzata", una settimana bianca sugli sci….poi però penso ai nostri operatori sanitari, medici e infermieri e mi rendo conto che solo calandosi nella loro prospettiva, il sacrificio individuale assume il giusto significato. E chi ha perduto per sempre i propri cari? Chi sta lottando per la propria vita in un reparto covid, lontano dalla famiglia? E’ questo purtroppo il realismo necessario, a mio parere.