Al Plautus Festival di scena "L’Avaro" di Molière
La Toscana in evidenza al Plautus Festival di Sarsina giovedì alle 21,30 nell’Arena Plautina. Tra le tante proposte in cartellone – che hanno fatto del cartellone del 2016 uno dei più interessanti degli ultimi anni – non poteva mancare Molière, con una delle sue opere più famose, ripresa peraltro dall’”Aulularia” di Plauto: ci riferiamo a "L'avaro", per l’adattamento e la regia di Ugo Chiti, con Alessandro Benvenuti e Arca Azzurra Teatro, nota compagnia di San Casciano in Val di Pesa (Firenze).
"L'Avaro" secondo Arca Azzurra è uno spettacolo che vede in scena, oltre che Alessandro Benvenuti, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda e Desirée Noferini. Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità, L’avaro molieriano riesce a essere un classico immortale e nello stesso tempo a raccontare il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni.
Dopo il successo del “Malato Immaginario” – votato dal pubblico dei teatri toscani, come miglior spettacolo della stagione 2014-15 – Arca Azzurra sceglie ancora una volta Molière, ancora una volta nell’adattamento sempre rispettoso e spesso illuminante di Ugo Chiti, e aggiunge, nella parte del protagonista Arpagone, la grande cifra attoriale di Alessandro Benvenuti, al quale l’Arca è legata, oltre che una solida amicizia di lunga data, da esperienze comuni di grandissimo spessore e successo quali il Nero Cardinale e una sempre più intensa attività di produzione dei suoi spettacoli.
Con questo lavoro Ugo Chiti riprende il ricco filone di riscritture di classici per Arca Azzurra che ha visto messe in scena di grande impatto e di straordinario successo a partire dai due testi tratti dal Decameron di Boccaccio, fino alla Clizia Machiavelliana, e ai testi su l’Amleto e la Genesi, lavori che costituiscono vere e proprie punte di diamante nella storia della compagnia.
Chiti innesta le vicende dei grandi classici nel linguaggio, forte, crudo, e a volte comicissimo che gli è proprio e che diventa tutt’uno con le sue regie, scavando al fondo delle psicologie dei personaggi anche grazie alla assoluta corrispondenza dell’uso che fa della parola teatrale con il procedere delle sue messe in scena, del suo lavoro con gli attori, da quelli che hanno con lui una storia ormai più che trentennale ai giovani che di volta in volta sceglie per i suoi personaggi e che sa inserire mirabilmente in questo contesto di forte conoscenza e solidarietà tutta teatrale tipica dell’Arca Azzurra.
E anche nel caso di questo Avaro molieriano, anche grazie all’apporto del “primattore” Benvenuti, pur seguendo con grandissimo rispetto la vicenda, i tempi e la lettera del grande classico, il testo della riscrittura si plasma e si radica nel corpo degli attori della compagnia che del lavoro con il loro dramaturg fanno ancora la principale e la più intensa delle loro esperienze.