La pesca "alla tratta" rivive nelle foto di Marina Carlini al museo della Marineria
Da sabato 15 aprile a domenica 7 maggio il museo della Marineria di Cesenatico ospiterà la mostra fotografica "La tratta: antico mestiere del mare" di Marina Carlini e a cura di Milena Masini.
Le immagini, quasi settanta, sono state scattate tra il mare e la terraferma in meno di tre anni e descrivono i tratti somatici di una Cesenatico genuina. “La Tratta” affonda i piedi in una tradizione che trova nuova luce, forma e emozione grazie all'occhio esperto della fotografa di Cesenatico che espone l'antico mestiere del mare.
La mostra è divisa in tre sezioni; la sala centrale è dedicata alla tratta e una sala è incentrata sugli strumenti da lavoro. In questa sono presenti anche alcune immagini d'epoca concesse dalla Cooperativa "Casa del Pescatore", mentre nell'ultima sala ci sono altre immagini che costituiscono il portfolio della fotografa.
Il caso ha giocato un ruolo importante in questa mostra tessendo le reti per iniziare questo percorso partito con una convalescenza. «Era l'estate 2015 – spiega Marina –avevo la varicella e potevo uscire solo in alcune ore del giorno tra cui l'alba. Così ho conosciuto gli anziani pescatori che ancora tengono viva questa tradizione e ho iniziato a fotografarli. Sono uscita in barca con Italo diverse volte e in un primo momento ho raccontato la gioia della pesca, poi ho iniziato a catturare i tasselli mancanti della storia fino a completare un puzzle che ha preso la forma della mostra. Speravo di poterla inaugurare insieme a Italo Bartolini, purtroppo non ce l'ho fatta, ma è a lui che la dedico perché è stato il nonno che non ho mai conosciuto».
Ormai da una decina d'anni a Cesenatico viene proposta, a cura dei proprietari delle barche tradizionali e in collaborazione con il Museo della Marineria, la rievocazione della ?pesca "alla ?tratta". È un tipo di pesca costiera "povera", che poteva essere praticata anche da parte di pescatori non professionisti, ideale su fondali bassi e sabbiosi. Per la "tratta" era usata una rete da circuizione: alla base, che doveva strisciare sul fondo, erano applicati dei piombi, mentre l'altro lato, che doveva restare teso verso la superficie, era dotato di galleggianti (sugheri). La rete terminava ai capi con due cime che servivano a tirarla. Un capo restava fissato sulla battigia, mentre l'altro con l'ausilio di una piccola barca veniva portato in acqua descrivendo un ampio semicerchio, sino a tornare a terra. A questo punto, due gruppi di persone iniziavano a recuperare le due cime, tirando a terra la rete che, strisciando nel fondale, intrappolava il pesce, costituito allora da svariate qualità come soglioline, cefali, passere, pesci ragno, seppioline, canocchie, pesce azzurro di piccola taglia. Molto utilizzata nell'immediato dopoguerra, quando con le barche ancora distrutte e il pericolo delle mine la pesca d'altura stentava a riprendersi, la tratta fu praticata in forma organizzata da alcune famiglie, e infine anche come pesca da diporto, fino a quando non fu vietata all'inizio degli anni Settanta. Ora questo tipo di pesca non è più in uso, ma rivive ogni anno in estate sulla spiaggia di Cesenatico e trasforma i turisti incuriositi in pescatori che si uniscono tra le urla e gli sforzi a quelli cesenaticensi.
La mostra è organizzata insieme al Museo della Marineria, e in collaborazione con altre realtà che hanno voluto avvicinarsi all'evento facendo rete tra loro.