"Cronache carsiche", gli Unoauno presentano l'album dal vivo
“Cronache carsiche” è il titolo del debutto degli unoauno, uscito lo scorso 12 dicembre per Ribéss Records con distribuzione Audioglobe. Il primo lavoro del trio formato da Mauri (batteria), Giangi (voce) e Rocco (basso), due romagnoli e un pugliese, contiene otto tracce secche e brevilinee alimentate da un suono post-punk dall'approccio decisamente oltranzista e ieratico.
Gli unoauno presenteranno dal vivo il disco mercoledì 11 aprile al Magazzino Parallelo di Cesena, in una serata che li vedrà in apertura del concerto di Andrea Cola (ore 21, ingresso a offerta libera con tessera Arci).
“Siamo profondamente contrari ad una musica che serve ad intrattenere. Forse questo è il punto più importante. La musica, certo, è un gioco. Ma un gioco estremamente serio. Odiamo le canzoncine che servono soltanto a divagare e a sorriderci su. La musica è un linguaggio antico, religioso. Rituale.”
E' questo il punto di vista degli unoauno rispetto al pop imperante della scena indie italiana. La loro è una devozione totale ad un suono fuori tempo massimo e dunque assolutamente attuale, immersi nella consapevolezza che la musica non è uno scherzo, è una liturgia.
Con un nome che è un segno x fra i risultati del tedio domenicale o la riproduzione in scala reale della realtà, gli unoauno danno al loro debutto un titolo geografico, “Cronache carsiche”, una geografia esteriore che si infila dentro con un approccio che non diresti mai per dei classe '94. Tre ragazzi che alla trap preferiscono i Lighting Bolt e all'indie-pop da cameretta gli Shellac.
“È tardi / Fai la spesa / Vai al PAM / Bambini e negri / Urli da Vietnam” cantano nel singolo “Restare vivi” e non si fatica a trovare una filiazione CSI – Massimo Volume in queste canzoni scarne, radiografiche, dove la voce prova a stare in piedi controvento e ci riesce.
Basso, niente chitarre, niente sovraincisioni, una batteria in parte elettronica in parte no, qualche tasto di synth. Un rigore geometrico in presa diretta mixato volutamente grezzo – poco sentimentale, molto elettrico-digitale – a scarnificare tracce provenienti da un paesaggio carsico consumato dall’acqua, il mare adriatico, i lidi balneari deserti, le cataste di appartamenti, gli spazi stretti della metropolitana. Brani che chiamano in causa persone, luoghi, eventi precisi; lo scarto che permette di trasmettere qualcosa in modo inequivocabile e al contempo un'indeterminatezza che schiude significati molteplici. Tutti sigillati là dove “l'amore rivela la morte”, come cantano in “Clausura”. La morte che ci prende unoauno, palla al centro con la vita.