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Cronaca

Il ristoratore si batte per la settimana lavorativa corta e ci mette la faccia: "Collaboratori più felici e produttivi"

"In questo momento sto cercando un cuoco e un cameriere - spiega Lorenzo - per dare possibilità al personale che lavora in cucina di stare a casa un po' di più. Ovviamente lo stipendio resta uguale"

Non pensava di riscuotere così interesse quando ha postato su Facebook la particolare ricerca di personale mettendo la sua faccia in primo piano. E, invece, Lorenzo Illotta, che da 30 anni gestisce "Quel Castello di Diegaro" è stato sommerso da centinaia di apprezzamenti e testimonianze di stima. Di curriculum, invece, ne sono arrivati meno, ma, sperando che siano quelli giusti, sono già sufficienti. Lorenzo Illotta, sul solco di quello che ha già fatto alcuni mesi fa con il personale di sala, sta cercando personale per la cucina, in modo di  allargare il numero dei dipendenti, alleggerire il carico di lavoro e permettere ai dipendenti di fare due sere e tre pranzi a casa.  

"Guardo con interesse alla settimana lavorativa corta - scrive Lorenzo nell'annuncio sui Social - Garantire ai collaboratori di sala e cucina più turni di riposo (anche serali) sta permettendo di creare un luogo di lavoro ancora più piacevole! Per questo motivo desidero ampliare lo staff di cucina e sala, in modo da perseguire questo nuovo obiettivo".

Lui si definisce imprenditore lungimirante e realista perché avere dei collaboratori che lavorano più felici e motivati significa maggiore produttività, continuità nel lavoro e soddisfazioni a livello economico per lo stesso imprenditore. E' antiproduttivo mortificare o spremere come un limone un collaboratore perché dopo un po' inizierà a lavorare male e prima o poi se ne andrà per qualcos'altro. E dover perdere tempo per fare ricerca di personale è una perdita di denaro: quando la squadra funziona bisogna far di tutto per mantenerla. "In questo momento sto cercando un cuoco e un cameriere - spiega Lorenzo - per dare possibilità al personale che lavora in cucina di stare a casa un po' di più. Ovviamente lo stipendio resta uguale. Questa modalità è una cosa che ho già attuato in sala: i ragazzi hanno una settimana più leggera con due sere e tre pranzi liberi. Questa è un'eredità del lockdown. Prima si lavorava a ritmo battente e chi è dentro a questo settore lo sa bene. Poi, con il lockdown imposto, ci siamo tutti fermati, abbiamo scoperto il valore del tempo libero. Finalmente abbiamo respirato, siamo stati di più insieme alla nostra famiglia e abbiamo capito che rilassandoci ci si ricarica e si va al lavoro con più voglia. Ora, giustamente, è difficile tornare indietro anche perché ci siamo resi conto che è più sano vivere così. Non è un fenomeno solo italiano, ma internazionale. Io la settimana corta l'ho già attuata in sala, con risultati importanti. Il locale è molto grande, ho 50 dipendenti, e nel fine settimana arrivano anche a 60. Il motore del locale sono proprio loro, i collaboratori. E tra l'altro non è un problema solo della ristorazione, ma riguarda anche commessi, amministrativi, autisti. In qualsiasi settore se un imprenditore vuole affrontare il problema personale ricercando una qualità di lavoro migliore e quindi maggiore produttività deve muoversi in questa direzione".

Lorenzo si batte da tempo anche per ottenere un contratto del settore più reale. "Un contratto che preveda almeno 45 ore settimanali, come i benzinai - spiega - Perché lo sanno tutti che un cuoco non può lavorare solo 40 ore settimanali. Almeno in questo modo si avrebbe in busta paga uno stipendio più reale e sostanzioso. Si partirebbe da un minimo più alto e sarebbero tutti più soddisfatti. Speriamo che prima o poi venga capito".

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