Don Daniele Bosi: "Nonostante la pandemia abbiamo realizzato il centro estivo"
Nonostante il periodo difficile e le restrizioni, abbiamo voluto dare un segno di ripartenza… o meglio, di continuità perché in fondo non ci siamo mai fermati, come parrocchia, anche nella pandemia: Abbiamo trasmesso la messa ogni domenica e Rosario, catechesi o Adorazione due volte alla settimana, più un videocatechismo una volta alla settimana; col Crocifisso siamo passati in due pomeriggi fronte a tutte le case della parrocchia, anche quelle in campagna e isolate; abbiamo dato la possibilità di ricevere le Palme e le Uova benedette. Ora, appena terminati la festa parrocchiale (una delle tre feste annuali) e il Centro Estivo ed è tempo di fare una verifica.
Vogliamo mettendo nei cassetti dei ricordi anche la festa della Madonna del Carmine di quest’anno; senza dimenticarla e ringraziando tanto il cielo, perché sono convinto che chi ha partecipato ha portato a casa qualche insegnamento o qualche bel momento vissuto.
Primo appuntamento, dedicato tutto e solo alla fede, venerdì sera 17 luglio, dove abbiamo celebrato la messa in mezzo alle case dei fedeli, come segno forte di testimonianza visibile della comunità. E a messa, nel parco, c’erano tanti che in parrocchia, purtroppo non vedo mai. Quindi è riuscito il nostro intento, di creare un momento forte di fede là dove la gente vive. Ho chiamato a celebrare messa un altro prete, don Maurizio Macini, che ha i genitori proprio qui vicino a noi (anche se per la stranezza dei confini la loro casa è “sotto” la parrocchia di Gattolino) il quale ha invitato i fedeli a non nascondersi dietro le maschere e a salire il monte, a cercare Dio. Ho voluto venisse un prete forestiero come era in uso in passato nelle feste, per dare segno di solennità e per far ascoltare al popolo una voce diversa; peccato che questa usanza si sia oramai perduta, non certo per il meglio: ora ci si è rintanati nelle proprie comunità a parlare poi di collaborazione tra parrocchie! Al termine della messa la processione, dove la gente ha mantenuto le distanze prescritte (anzi, anche nelle altre processioni in passato si sono mantenute le distanze, prima ancora del virus: infatti ho abituato la gente a disporsi in due file indiane, ai lati, non creando un corridoio di persone simile a quelli della fiera di San Giovanni!). Da notare l’impegno del coro che ha animato la messa all’aperto, dei giovani e adulti che hanno animato la preghiera e i canti in processione in modo preciso e senza intoppi. Per la festa esterna, abbiamo provato quest’anno a fare su prenotazione; in genere alle 3 feste grandi della comunità (1 maggio, Madonna del Carmine, Madonna del Rosario) la gente affluiva a piacimento e si sedeva ai tavoli, ordinando dal ricco menù cibi vari romagnoli o pizza. Quest’anno abbiamo fatto l’esperimento, come dicevo, della prenotazione e facendo un menù ridotto: al sabato solo pizza; dove ognuno poteva scegliere tra le 22 pizze proposte; oppure alla domenica un menù classico, con una squisita porchetta fatta da noi. La gente ha avuto voglia di incontrarsi, sempre seguendo le distanze grazie ai tavoli precedentemente organizzati secondo il numero delle persone, e se fossero della stessa famiglia o no: immenso lavoro fatto dai volontari. Ogni famiglia aveva il numero del tavolo assegnato al quale veniva indirizzata; per loro era stato pensato poi un bellissimo spettacolo medioevale al sabato, e una commedia dialettale alla domenica sera, della compagnia della parrocchia di Carpena di Forlì. Non è stato facile rintracciare una compagnia dialettale che fosse disponibile: diverse hanno chiuso proprio in questi tempi, altre non hanno imbastito per quest’anno nessuno spettacolo o, peggio, hanno sciolto il gruppo per mancanza di ricambio generazionale; fintanto che sono riuscito a trovare il gruppo di Carpena. Grande armonia tra i numerosi volontari, ed è bello leggere i messaggi nei gruppi whatsapp che si ringraziano tra loro; questo non è scontato, infatti tante feste parrocchiali o altre sono finite per colpa di litigi o non rinnovato entusiasmo tra i volontari. Particolare bravura l’hanno dimostrata i ragazzi che si sono occupati del servizio ai tavoli: il sabato sera i ragazzi del gruppo Universitari, la domenica il gruppo superiori. Ha condito il tutto con la sua presenza e le sue parole mons. Verrucchi, venuto già spesse volte da noi. Abbiamo svolto la nostra festa forse tra le prime parrocchia che hanno osato: l’invito è quello di non temere, di provare, di non arrendersi: la comunità ha bisogno di incontrarsi. Anche quest’anno, seppur in queste condizioni, abbiamo voluto organizzare il Centro Estivo. Questo anno, è stato un centro estivo davvero “sincero”: perché dico questo… a volte, si può scegliere il centro estivo solo per fini di convenienza: i bambini stanno bene; si spende poco (l’anno scorso i bimbi pagavano 13 euro a settimana, avendo delle “signore” merende come pane e nutella, spianatina, pizza, pane e olio), il centro serviva per tamponare le ore in cui i genitori sono al lavoro (al mattino anno scorso il Centro Estivo su questo punto di vista era più utile; e anche perché si dava come dicevo la merenda, abbondante, che quest’anno non si è potuto dare… quest’anno invece, è stato tutto diverso. In genere, quelli che sono venuti l’hanno scelto proprio per fare questa esperienza, non per essere parcheggiati; per vivere qualche relazione, dopo il tempo della pandemia. Ho chiesto con alcune famiglie: “Ma non viene vostro figlio al Centro Estivo?” “No, siamo a casa noi”…. E cosa vuol dire questo? Sono tre giorni in un mese! I bambini avevano comunque bisogno di ritrovarsi, di giocare insieme… E devo dire che era fatica farli tornare a casa, e farli smettere di giocare per tornare a casa. Mi è parso di essere parroco in una piccola parrocchietta, come quelle da cui provengo: centro estivo con 20 bambini (per un totale di 115 e 50 ragazzi delle superiori)… stranissimo, abituati con i numeri che avevamo noi… anno scorso vennero 340 tra grandi e piccoli, fummo il più grande di Cesena. Una cosa nuova, che abbiamo dovuto un po’ inventare, portare avanti con le nostre forze. Ogni classe ha avuto 3 giornate di incontro; in modo da dare la possibilità a tutti quelli che volevano, gratuitamente, di partecipare, senza dover mettere di limiti alle iscrizioni. Per soddisfare i precetti di legge, abbiamo diviso i bimbi in piccoli gruppi, dove un catechista o un volontario erano presenti come adulti. Forse i catechisti si sono sentiti un po’ sprecati, perché ho cercato di coinvolgere di più i ragazzi delle superiori come aiuto, cercando di responsabilizzarli, anche in questo cambio generazionale dove i più grandi, ai quali affidavo compiti importanti, sono passati ad altro gruppo e hanno lasciato spazio ai più piccoli; qualcuno di loro ha dimostrato di essere molto affidabile, in modo che il testimone viene passato e si crea continuità. Solitamente ogni anno sceglievamo come tema del Centro Estivo la vita di un grande personaggio di fede o una importante fiaba da cui trarre insegnamenti; avendo gli incontri così frammentati (3 in un mese per ogni classe) ho pensato al tema del fuoco: anche per aiutare i ragazzi a tenere le distanze (il fuoco serve, è necessario, ma occorre non stare troppo vicino altrimenti ci si brucia!). Nella prima giornata di Centro Estivo ogni gruppo ha affrontato il tema del “Roveto Ardente”, facendo poi nella seconda parte del pomeriggio il pane e portandolo a casa all’uscita del Centro Estivo; la seconda giornata ha visto come tema l’uscita di Israele dall’Egitto per opera di Mosè, e per ogni classe è stato presentato uno spettacolo medioevale con combattimenti, fuoco, fiamme, spade, dando insegnamenti su questo tipo di arte. Tema del terzo giorno è stato il ricevere le tavole di Mosè e l’infedeltà del popolo di Israele (seguendo la grandiosa scena del film “I dieci comandamenti” di Cecil B. De Mille), e poi si è provveduto a creare una lampada come laboratorio. Una esperienza che ci ha permesso, almeno, di incontrare i bambini, altrimenti sarebbero stati lontani dalla comunità da febbraio a ottobre. Qualche famiglia ha avuto l’idea spontanea, e la ringrazio, di dare una offerta in cambio del servizio, che di per sé è stato gratuito. Ora, al posto del consueto camposcuola, organizziamo altri momenti di incontro: già siamo andati alcuni giorni al fiume con i ragazzi; la prossima settimana andiamo due sere (una con superiori universitari e l’altra con medie) al Farneto per una serata con confessioni e cena; per la settimana seguente sono previste due giornate, sempre suddivise per età, alla Verna.
Don Daniele Bosi