Il professor Amadori racconta una vita di lotta contro il cancro
Nuovo appuntamento con “Anima e Coraggio”: l’autobiografia professionale del prof. Dino Amadori. Il presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo e Direttore Scientifico Emerito IRST IRCCS sarà dalle ore 20 di venerdì 21 settembre presso il Teatro Garibaldi di San Piero in Bagno, in via Cavour 38-40, per parlare di passato, presente e futuro della lotta contro il cancro. Presenterà l’evento il giornalista di Videoregione Mario Russomanno: sono attesi per l’occasione anche i massimi rappresentanti delle autorità locali.
La serata, ovviamente aperta a tutti coloro che vorranno partecipare, non si limiterà alla semplice presentazione dell’autobiografia. Prima che prendano la parola i protagonisti è previsto anche un momento particolare: la consegna del contributo derivante dalle attività di raccolta fondi condotte durante l’anno 2018 da parte dei Guerrieri della Salute, storici sostenitori della lotta contro il cancro in Romagna, che lo affideranno per l’occasione direttamente alle mani del prof. Amadori. Anche il ricavato dell’autobiografia verrà utilizzato a favore della ricerca scientifica e dei servizi di assistenza gratuita dei pazienti oncologici della Romagna che lo IOR porta avanti dal 1979. Al termine della serata, l’autore rimarrà come di consueto a disposizione di tutti coloro che vorranno una dedica personale sulla propria copia del libro.
“Il titolo rispecchia le caratteristiche che si devono avere quando si intraprende una lotta contro quella che ritengo possa essere definita come la malattia più grave che l’umanità abbia dovuto affrontare e che dovrà affrontare – spiega il prof. Amadori – ci vuole coraggio, perché non è detto che questa lotta porti a grandi soddisfazioni, e ci vuole anima perché si tratta di condividere coi pazienti dei problemi molto rilevanti e toccanti emotivamente. Mia madre mi chiedeva sempre cosa volessi fare da grande: io le rispondevo che volevo fare il papa, perché ascoltavo alla radio i suoi messaggi e mi sembrava avesse sempre molto da dire. Ma lei, che era una cattolica anti-clericale, mi diceva che i papi erano tutti vecchi e, una volta eletti, poi morivano presto. Così mi focalizzai su ‘quel brutto male lì’: sì, perché nel nostro paesino si faceva menzione di altre patologie mortali, quali l’infarto, ma il cancro si aveva paura persino di nominarlo, sia quando qualcuno si ammalava, sia quando ne moriva. Era come un lutto pre e post mortem.”.