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Economia

Lavoro, nel solo mese di giugno 5690 assunzioni in provincia. Si cercano competenze digital e green

Il focus di questo mese è dedicato alle competenze ‘digitalgreen’ richieste dalle imprese in Italia e a livello locale

Gli ingressi previsti (entrate per assunzioni a tempo indeterminato e determinato e per attivazioni di forme di lavoro flessibile) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, per il trimestre giugno-agosto sono 36.040, secondo Excelsior Informa, il Bollettino mensile con orizzonte trimestrale sui fabbisogni occupazionali delle imprese industriali e dei servizi, realizzato da Unioncamere, Anpal e dalle Camere di commercio italiane. In provincia di Forlì-Cesena le imprese hanno programmato 12.140 nuovi ingressi in provincia di Forlì-Cesena, di cui 5.690 nel solo mese di giugno.

Su base nazionale, gli ingressi previsti nel mese di giugno sono 568.000, di cui il 10% (57.100) in Emilia-Romagna, 0,5 punti percentuali (p.p.) in più rispetto al mese scorso. Il 34% del dato regionale, pari a n. 19.360 ingressi previsti, attiene all’area di competenza della Camera di commercio della Romagna, con un balzo ulteriore rispetto al mese precedente di 8 p.p.. L’incidenza dei contratti a tempo determinato si mantiene elevata e pari all’83% per Rimini (-2 p.p.) e al 79% per Forlì-Cesena (+1 p.p.).

Per quanto riguarda le entrate i 5 principali settori di attività, in valore assoluto, risultano i Servizi di alloggio/ristorazione/turismo, i Servizi alle persone, il Commercio, i Servizi operativi e di supporto alle imprese e alle persone per entrambe le province; al quinto posto le Costruzioni a Forlì-Cesena mentre a Rimini rilevano i Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio.

Il focus di questo mese è dedicato alle competenze ‘digitalgreen’ richieste dalle imprese in Italia e a livello locale.

L’universo di riferimento di Excelsior è di oltre 1,3 milioni di imprese operanti nell’industria e nei servizi, con aspettative di rilancio e di crescita dell’economia, dopo le restrizioni imposte dalla pandemia e le tensioni a livello di commercio internazionale acuite dal conflitto russo-ucraino. 
Nel quadro macroeconomico caratterizzato da crescente incertezza, la doppia transizione - digitale e green - delle imprese ha avuto una forte spinta, e ha una valenza strategica per competere sul mercato; rappresenta, quindi, un investimento indispensabile per consolidare la propria presenza e per lo sviluppo.

In questi ambiti, nelle province di Forlì-Cesena e Rimini, i desiderata delle imprese, per titoli di studio richiesto, sono sostanzialmente in linea.
Le imprese alimentano una domanda di competenze digitali e green che coinvolge, ormai, tutte le diverse figure professionali e i percorsi formativi.
Nel 2022, quasi due imprese su tre hanno segnalato, per gli assunti, la necessità di competenze digitali legate all’utilizzo delle tecnologie Internet e alla gestione e produzione di strumenti di comunicazione visiva e multimediale (60,5% nel 2021). Le competenze di utilizzo di linguaggi matematici/informatici e di capacità di gestire di soluzioni digitali innovative sono invece richieste rispettivamente al 51,9% (50,5% nel 2021) e al 37,5% (36,4%).

Quasi il 70% delle imprese ha dichiarato di avere investito in almeno uno dei tre ambiti della transizione digitale oggetto di approfondimento (tecnologie digitali, modello organizzativo aziendale e sviluppo di nuovi modelli di business), in lieve riduzione rispetto all’anno precedente ma superiore al valore medio del quinquennio 2017-2021 (68,5%).

La percentuale di imprese che dichiarano di investire nella transizione digitale risulta decrescente in funzione della riduzione del numero di dipendenti: se quasi il 92% delle imprese con 500 dipendenti e oltre e delle imprese con 50-499 dipendenti ha deciso di portare avanti i propri progetti di digitalizzazione, un terzo delle microimprese (1-9 dipendenti) ha deciso di non investire nella transizione digitale, nel corso del 2022.
Gli investimenti in capitale umano hanno riguardato investimenti in formazione del personale (per il 32,9% delle imprese investitrici in digitalizzazione.
In generale, le professioni a più elevata specializzazione mostrano la maggiore richiesta e con un più elevato livello di importanza di competenze digitali, con le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione che costituiscono il gruppo per il quale le competenze digitali sono ritenute dalle imprese di maggiore rilevanza.

Le competenze digitali legate agli strumenti di comunicazione sono, tuttavia, domandate anche a più di un’entrata programmata su quattro nelle professioni non specializzate (42,2%, anche se solo lo 0,5% con un elevato grado di importanza) e a più della metà delle entrate relative ai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (54,8%, 3,3% con elevato grado di importanza).

L’analisi della relazione fra competenze digitali e livello di istruzione evidenzia, allo stesso modo, come le imprese associno ai livelli di istruzione superiore il possesso di maggiori competenze digitali e le ritengano importanti per lo svolgimento delle attività lavorative; al 95,0% dei laureati è, infatti, richiesto di padroneggiare le competenze digitali di base, relative all’utilizzo delle tecnologie internet e alla capacità nella gestione di strumenti di comunicazione visiva e multimediale (in aumento rispetto al 93,7% dell’anno passato); mentre la capacità di utilizzare linguaggi o metodi matematici e di gestire soluzioni innovative è richiesta, rispettivamente, all’83,1% e al 62,1% delle entrate di personale in possesso di una laurea.
Un’elevata domanda di competenze digitali caratterizza anche le posizioni per le quali è richiesto un diploma in un istituto tecnologico superiore (ITS Academy), rispettivamente 92,4% per le competenze digitali di utilizzo di Internet e altri software di comunicazione, 84,7% per la capacità di utilizzare linguaggi o metodi matematici e ) e 75,0% per le competenze digitali 4.0; le imprese si aspettano invece competenze digitali minori e attribuiscono a queste meno rilevanza per lo svolgimento delle attività lavorative dalle entrate relative agli altri diplomi di scuola secondaria e alle qualifiche di formazione professionale.

Per quanto riguarda le competenze green, individuate come l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, nel 2022 sono state richieste per circa 4,2 milioni di posizioni, pari all’81,1% delle entrate programmate dalle imprese, oltre 700 mila posizioni in più rispetto al 2021 quando queste competenze erano richieste al 76,3% delle entrate programmate. I dati confermano quindi l’importanza che queste competenze assumono per le imprese, aspetto che si evince anche dall’elevata percentuale (41,7%) delle entrate per le quali le competenze green sono richieste almeno con grado medio-alto.

I dati confermano che le competenze green mostrano una marcata connessione con gli e-skills. Anche la domanda di competenze trasversali con grado elevato di importanza risulta strettamente correlata all’importanza attribuita alle competenze green.

Anche quando la domanda viene scomposta per gruppi professionali in media le competenze green sono necessarie nell’81,1% delle entrate del 2022. Per il gruppo dei dirigenti le competenze green sono imprescindibili, richieste infatti nel 90,4% delle entrate; il valore minimo registrato è del 75,7%, riferito alle professioni non qualificate, un dato comunque molto significativo. Tutti i gruppi professionali mostrano valori compresi di importanza elevata delle competenze green, in un intervallo +/-10% rispetto alla media, con il valore minimo registrato dai conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (36,4%) ed il massimo per il gruppo professionale dei dirigenti (51,4%). Altri gruppi professionali con performance sopra la media sono: le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (46%), le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (45,5%), le professioni tecniche (42,9%) e il gruppo degli artigiani, operai specializzati ed agricoltori (42,9%). 

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