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La corsa allo shopping di Natale frenata dall'inflazione: tredicesima destinata alle bollette

"Nel 2020 – sottolinea il direttore di Confcommercio cesenate Giorgio Piastra - spesa per i consumi, fortemente correlata al benessere economico delle famiglie, è scesa a circa 66 miliardi di euro correnti"

Voglia di normalità dopo la catastrofe del 2020: è il tema portante della  analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio su tredicesime e consumi di dicembre che ha coinvolto anche il territorio cesenate. "Nel 2020 – sottolinea il direttore di Confcommercio cesenate Giorgio Piastra - la spesa per i consumi, fortemente correlata al benessere economico delle famiglie, è scesa a circa 66 miliardi di euro correnti. Dicembre si conferma il mese più importante dell’anno per i consumi, ma il clima di fiducia delle famiglie in calo, la forte ripresa dell’inflazione e i rincari delle bollette rischiano di ridurre la quota di tredicesima tradizionalmente destinata alla spesa per i regali di Natale che quest’anno si confermerà intorno ai 160 euro pro capite sostanzialmente in linea con lo scorso anno. Considerando anche i consumi di chi non beneficia di questo emolumento, cioè l’area del lavoro autonomo, complessivamente la spesa media per famiglia, inclusi affitti, bollette e utenze, a dicembre si attesta a 1.645 euro, lo 0,5% in più rispetto all’anno scorso, ma ancora molto al di sotto rispetto al 2019 (-7,5%)”.

"Entrando nel dettaglio della ricerca, dall’andamento dei consumi commercializzabili nel triennio si vede come il mese di dicembre, anche nel 2020 - spiega il direttore Piastra -, anno caratterizzato da un periodo festivo connotato da molte limitazioni, abbia rappresentato il periodo più importante dal punto di vista dei consumi. Le stime effettuate per il 2021 non considerano improvvisi deterioramenti del quadro pandemico. Al di là della situazione sanitaria qualche spunto di preoccupazione emerge dal versante economico. A novembre, pur attestandosi a livelli storicamente elevati, il clima di fiducia delle famiglie ha ripiegato per il secondo mese consecutivo. Questa situazione, se confermata nei prossimi mesi, rischia di avere ripercussioni nella parte iniziale del 2022 oltre che comprimere, seppure marginalmente, le spese di dicembre e per i regali di Natale".

Conclude Piastra: "Il deterioramento è correlato in buona parte al riemergere dell'inflazione  la quale potrebbe comprimere il potere d’acquisto delle famiglie, riverberandosi principalmente in una contrazione degli acquisti di beni e servizi commercializzabili. Infatti, la ripresa dell’inflazione sta colpendo in prevalenza e almeno per adesso, quei beni e servizi a cui le famiglie non possono rinunciare, cioè i cosiddetti consumi obbligati. Nell’arco di dodici mesi si è passati da un contesto di deflazione a una variazione dei prezzi al consumo superiore al 3% (3,8% a novembre 2021). Il nuovo scenario non ha intaccato orientamenti e propensioni delle famiglie fino a modificarne i comportamenti, ma il suo protrarsi non potrà non incidere sulle scelte di consumo". 

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