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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia Cesenatico

Imballaggi, la Siropack si scaglia contro il regolamento europeo: "Tira lo sciacquone sull'eccellenza italiana del riciclo"

“La Commissione Europea, ritenendo superficialmente il riutilizzo migliore del riciclo, rischia di tirare lo sciacquone su 25 anni di investimenti ed eccellenza Made in Italy e specialmente emiliano romagnola"

Siropack unisce la sua voce al coro di protesta e indignazione che l’intera filiera italiana del riciclo ed imballaggi alza contro la Proposta di Regolamento Europeo in materia di imballaggi e rifiuti, una manovra miope e penalizzante per il nostro Paese.

“La Commissione Europea, ritenendo superficialmente il riutilizzo migliore del riciclo, rischia di tirare lo sciacquone su 25 anni di investimenti ed eccellenza Made in Italy e specialmente emiliano romagnola, con la packaging valley e le importanti aziende ortofrutticole e alimentari che qui operano – spiega il titolare di Siropack, Rocco De Lucia – Ad oggi infatti il riciclo degli imballaggi in Italia si attesta al 72,80%, mentre il target europeo fissato per il 2025 è del 65%”.
Il 31% dell’intero PNRR italiano approvato dall’UE nel 2021 è destinato alla Rivoluzione verde e transizione ecologica: tra gli obiettivi generali di questa missione vi è il miglioramento della capacità di gestione dei rifiuti, con risorse finanziare indirizzate alla realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento di quelli esistenti.

“Questa assurda Proposta di Regolamento da parte dell’Europa mette a disposizione 2.1 miliardi di Euro da investire entro il 2026 per il miglioramento e potenziamento degli impianti di riciclo, per poi rendere gli investimenti completamente inutili, in quanto nel 2030 potrebbero essere eliminati praticamente tutti gli imballaggi per i quali si stanno potenziando gli impianti – afferma De Lucia – Mi chiedo quale possa essere la ragione, se non danneggiare un Paese che in 25 anni di sacrifici ha costruito un’eccellenza del riciclo che altri Stati membri (tra cui Francia, Spagna, Portogallo e Svezia) non hanno saputo replicare.

Probabilmente l’ex Commissario Timmermans, nel presentare un anno fa la bozza del Regolamento, si è fatto portavoce dei Paesi nordici senza considerare lo stato dell’arte in Italia”. Il tema economico è strettamente connesso a quello della salute.

“L’UE dimentica che l’introduzione degli imballaggi per prodotti agroalimentari non solo ha consentito un aumento dei tempi di conservazione e quindi una riduzione degli scarti, ma soprattutto una protezione rispetto a potenziali contaminazioni esterne – afferma De Lucia – qualcuno potrà ribattere che frutta e verdura vanno maneggiate con i guanti, ma viaggio per lavoro da 30 anni e posso confermare che l’usanza antigienica di controllare il cibo a mani nude prima dell’acquisto è ampiamente diffusa, in Italia come all’estero”.

Chi potrà garantire per la corretta sanificazione degli alimenti che finiscono sulla nostra tavola, dopo che questi passeranno di mano in mano e, in alcuni casi, anche di contenitore in contenitore? “Superata la pandemia in cui le corsie dei supermercati assomigliavano a quelle degli ospedali, l’Europa vuole fare un salto indietro di decenni e tornare a modalità di acquisto che nulla hanno a che fare con la tutela della salute dei consumatori – conclude De Lucia – i nostri rappresentanti al Parlamento Europeo devono far sentire con urgenza la propria voce, salvaguardando una delle filiere più importanti del nostro Paese e la salute dei cittadini”.

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