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Frutticoltura, Mazzoni (Confagricoltura): "Un ciclo è arrivato al termine, cambiare il modello di business"

“L'agonia non può durare a lungo e se si vuole salvare la frutticoltura romagnola serve un intervento. Una manovra di emergenza, soprattutto nei tempi di attuazione, ma che sappia condensare un approccio strategico al settore"

“L'agonia non può durare a lungo e se si vuole salvare la frutticoltura romagnola serve un intervento. Una manovra di emergenza, soprattutto nei tempi di attuazione, ma che sappia condensare un approccio strategico al settore. Un settore che, nella parte della produzione agricola, anche nel 2023 sta affrontando un altro anno di crisi, sicuramente aggravata dall'alluvione di maggio ma non dipendente solo da questo evento catastrofale, che ha ovviamente impattato sull'attività di molte aziende agricole”. La riflessione è di Alberto Mazzoni, frutticoltore e vice presidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini.

Vedendo i prezzi al dettaglio si potrebbe erroneamente pensare a un'annata coi fiocchi per chi lavora con la frutta, ma purtroppo non è così. “Nei punti vendita della distribuzione moderna ci sono valori importanti, ma ai produttori frutticoli arrivano pochi centesimi – prosegue il dirigente di Confagricoltura – Per pesche e nettarine registriamo quotazioni in campagna sui 50 centesimi il chilo, liquidazioni più basse di 20 centesimi rispetto all'anno scorso, nonostante volumi scarsi e impegni finanziari maggiori che gravano ed erodono marginalità all'impresa agricola. Servirebbero quotazioni vicine all'euro per avere una sostenibilità economica, questo pregiudica la capacità delle aziende di portare avanti investimenti per il futuro”.

Questa l'analisi della situazione, ma Confagricoltura non si vuole fermare al solito grido d'allarme “La frutticoltura è in crisi perché nel tempo non sono state portate avanti strategie necessarie a difendere la competitività del settore – rimarca Mazzoni - Paghiamo lo scotto dell'incapacità di rinnovare il parco varietale: dobbiamo avere una produzione senza sovrapposizioni, che possa coprire le esigenze di tutte le fasi commerciali, dal precoce al tardivo, portando sul mercato frutti di qualità. Non è il solito slogan, ma il mercato ormai ce lo ha detto in tutte le lingue che hanno successo solo quei prodotti che rispondono alle aspettative del consumatore: basta ragionare solo di quintali, ma puntiamo su frutti che sappiano dare al produttore una soddisfazione economica. Da qui la necessità di cambiare il business model della frutticoltura: non si può continuare a pensare solamente a produrre senza considerare la qualità, la sua protezione e soprattutto la soddisfazione del consumatore. C'è poi l'esigenza di fare un salto di qualità anche nel livello manageriale della filiera ortofrutticola: le responsabilità sono anche e soprattutto dentro il nostro mondo. Va bene l'aggregazione, ci crediamo anche noi, ma poi tutto deve essere misurato: quest'anno vediamo come gli impegni finanziari delle cooperative spalmante sulla poca frutta raccolta stiano mortificando le liquidazioni. Questi, purtroppo, sono i risultati”.

Ma su quali basi ripartire? “Siamo in cronica carenza di manodopera, in costante emergenza idrica, l'agricoltura va messa al centro della transizione ecologica, tracciando un percorso, anche con i relativi sostegni, per un agricoltura di precisione e sostenibile – riprende Mazzoni - Chiediamo di avere un contributo per l'espianto di vecchie varietà non più performanti, con l'obbligo di impiantarne delle nuove che possano essere produttive, remunerative e strategiche nell'ambito di una programmazione e organizzazione dell'offerta frutticola. Sarebbe importante applicare per i prossimi 3 anni alle aziende agricole della Romagna aliquote contributive previste per le zone svantaggiate. La svolta green verso la decarbonizzazione ci trova pronti: l'agrivoltaico avanzato, quello che preve un'attività agricola sottostante, può essere un'integrazione al reddito anche in un'azienda frutticola. Crediamo siano necessari incentivi agli agricoltori affinché si possano occupare della manutenzione di fossi e corsi d'acqua, prevedendo anche un impianto normativo che consenta di fare tutto questo. La storia ci insegna che anche l'economia vive di corsi e ricorsi: davanti a tante inefficienze del sistema, per la frutticoltura un ciclo è arrivato al termine – conclude Alberto Mazzoni - E' arrivato il momento di iniziarne uno nuovo, con nuove regole, cambiando i paradigmi a cui ci siamo abituati ma anche le persone che li hanno cementati nel tempo”.

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