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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Fattore R, l'economia romagnola deve puntare su export, qualità e benessere

All'incontro in Fiera hanno preso parte oltre quattrocento persone, tra imprenditori, rappresentanti di categoria e amministratori della Romagna, per analizzare il modello economico

Fattore R, il Forum dell'Economia della Romagna organizzato da Cesena Fiera ed EY (Ernst & Young) è partito col piede giusto. All'incontro in Fiera hanno preso parte oltre quattrocento persone, tra imprenditori, rappresentanti di categoria e amministratori della Romagna, per analizzare il modello economico romagnolo insieme a esperti del settore e proporre nuovi format. 

Fattore R come Rubicone (ha detto Sandro Gozi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri che non ha potuto essere presente perché impegnato in un vertice a Lione, riferendosi allo storico passaggio del Rubicone, come cambio di passo), Fattore R come Rilancio (secondo Iavone, ad di EY), Fattore R come Resilienza ha concluso Jean Paul Fitoussi, professore emerito dell'Institut d'Etudes Politiques di Parigi e professore dell'Università Luiss di Roma. 
Sandro Gozi ha anche accennato alla Champions League che l'Emilia Romagna si gioca con la regione tedesca della Baviera. Una finale del torneo internazionale che deve trovare la regione italiana uscita dalla crisi più in fretta delle altre, pronta e vivace, per ottenere risultati positivi. 

Il sindaco Paolo Lucchi ha sottolineato come sia importante fare squadra e lavorare insieme per ottenere risultati sempre migliori. "In Romagna siamo già abituati a lavorare insieme - ha spiegato Lucchi - l'abbiamo fatto con la sanità, con il trasporto pubblico e l'acqua. Ora dobbiamo farlo anche con le infrastrutture, l'energia e i trasporti" .

L'indagine di EY: lavorare su export ed estero

Ma come sta l'economia romagnola? Sta bene, non c'è che dire, ma dallo studio elaborato dall'osservatorio Ernst & Young e presentato dall'Ad Donato Iacovone, la Romagna non deve abbassare la guardia ma lavorare su alcuni punti come l'export, la formazione di nuove figure specializzate - ingegneri, statistici - operatori digitali - e sulla capacità di trasformare le numerose start-up in aziende vere e proprie.   Tra i punti forti, invece, ci sono l'elevata competitività del sistema economico, il livello di occupazione, i redditi e i consumi (tutti in linea con i dati regionali e comunque superiori a quelli nazionali). "Il passo in più dev'essere fatto verso i mercati stranieri - ha detto Iacovone - la Romagna vende bene quello che ha ai turisti e sul mercato locale, ma poi non riesce a vendere gli stessi ottimi prodotti all'estero. Deve avere una visione più globale e puntare su nuove figure che possano aiutarla ad aumentare i livelli di export". 

Fattore R (Foto Piero Pasini)

Sempre più shock economici

Le sfide del futuro, invece, secondo Enrico Giovannini, professore di Economia Statistica Tor Vergata, già presidente Istat e Ministro del Lavoro si vincono potenziando soprattutto la capacità di affrontare gli shock (sia positivi che negativi) e la resilienza, capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. "Dobbiamo rassegnarci al fatto che il futuro sarà pieno di shock - ha spiegato Giovannini - molti più di quelli che ci sono stati negli ultimi 40 anni. Quello che gli imprenditori devono capire è che dallo shock non si deve tornare al punto di partenza ma dev'essere un'occasione di crescita". 

Ma cosa bisogna fare per migliorare? "Bisogna studiare molto, puntare sulla sostenibilità della produzione per stare meglio tutti. E se stiamo meglio tutti produciamo meno scarti, sia fisici che umani. Gli scarti fisici fanno male all'ambiente,  gli scarti umani generano ricadute negative sul sistema sociale, che riguarda tutta la comunità. Quindi bisogna ridurli e adottare un modello economico articolato, l'unico che renda possibile uno sviluppo sostenibile. Ricordiamoci che le Primavere Arabe hanno avuto origine dalle carestie di cibo prodotte da cambi climatici. Questo è un chiaro esempio di come la mancanza di attenzione all'ambiente abbia ricadute negative su tutto, a partire dalla politica". 

La sostenibilità politica, non solo economica

E proprio con la politica ha aperto il suo discorso Jean Paul Fitoussì, professore emerito dell'Institut d'Etudes Politiques di Parigi e professore dell'Università Luiss di Roma, dicendo che oggi più che di sostenibilità economica bisogna parlare di sostenibilità politica. "Non siamo stati attenti al benessere, alla qualità di vita e ci ritroviamo a parlare di guerra. La guerra è l'ultimo stadio della politica. E' successo perché abbiamo sbagliato il sistema di misurazione, fatto di numeri, di crescite fini a loro stesse, di indici freddi e non in sintonia con la qualità della vita. Se avessimo preso la categoria del benessere a esempio sicuramente avremmo avuto poltiche più intelligenti. Bisogna occuparsi di green, ambiente, salute, lavoro, uguaglianza tra uomini e donne. Se questi parametri funzionano, funziona anche il resto. Abbiamo giovani ricercatori, intelligenti, e quanto li paghiamo? Zero. Li regaliamo. Questo è uno sbaglio grandissimo. La crescita non dev'essere più quantitativa ma qualitativa".

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