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Confartigianato: "Economia, un bollettino di guerra. In troppi si stanno arrendendo"

"Usciamo dal torpore, torniamo a fare squadra e a lavorare insieme contro la crisi, piuttosto che assistere quasi rassegnati e impotenti di fronte al suo corso duro, ma non ineluttabile"

“Usciamo dal torpore, torniamo a fare squadra e a lavorare insieme contro la crisi, piuttosto che assistere quasi rassegnati e impotenti di fronte al suo corso duro, ma non ineluttabile. Ci sentiamo di chiederlo con forza come Confartigianato, dopo che i dati economici resi noti negli ultimi giorni hanno l'effetto di un bollettino di guerra”: è l'accorato appello di Stefano Bernacci, segretario Confartigianato Federimpresa Cesena,

Continua Bernacci: “La riduzione netta delle imprese attive, l'utilizzo crescente della Cassa integrazione, la dinamica dei prestiti concessi alle imprese e le vertenze che mettono a rischio la permanenza di significative realtà industriali nel territorio provinciale rappresentano indicatori tutti negativi che attestano come la situazione, al di là degli auspici di ripresa, sia in realtà ancora complessa e preoccupante. Il dato di fatto è che la nostra realtà provinciale e più in generale l'intera Romagna soffre di più rispetto ad altre zone della nostra regione ed alle aree con cui in questi anni abbiamo confrontato le nostre performance. Nel Cesenate la tenuta di alcuni settori strategici e la moltitudine di piccole imprese che di fatto hanno svolto una basilare funzione di ammortizzatore hanno ridotto gli effetti della crisi. Occorre riconoscere e dare il giusto merito a quelle aziende di medie dimensioni che guidate da imprenditori locali hanno reagito alle sirene della delocalizzazione mantenendo la propria presenza e spesso aumentando gli investimenti sul territorio. Nonostante l'impegno e le capacità di una classe imprenditoriale che non si rassegna al declino vi è pero evidente una crisi del nostro modello di sviluppo”.

“Nel 2008 quando la crisi cominciò a mostrarsi si alimentò, giustamente nel nostro territorio, un dibattito ampio ed articolato sulle modalità con cui fare fronte alla nuova situazione per cercare di creare condizioni anche straordinarie per aiutare imprese e lavoratori. Anche se non riscontrarono particolare successo nacquero iniziative che, se non altro, ebbero il merito di mettere insieme i vari soggetti pubblici e privati (istituzioni, associazioni, sindacati e banche) per identificare possibili iniziative comuni per affrontare i problemi che la crisi poneva al territorio. Paradossalmente a distanza di anni e di fronte ad una situazione nettamente peggiorata rispetto ad allora, nulla o poco si muove su questi problemi, percepibile come rassegnazione e impotenza di fronte alle dinamiche del mercato ed alle conseguenze sul piano economico e sociale del territorio”.

“Gli attori pubblici e privati sembrano limitarsi all'ordinaria amministrazione, affrontando nei limiti funzionali e finanziari a disposizione le singole vicende senza la volontà o la capacità di mettere al centro dell'impegno comune le politiche dello sviluppo e del lavoro. Sicuramente non si tratta di un compito facile e siamo tutti più indeboliti rispetto a qualche anno fa. Le incertezze sugli assetti istituzionali, le ridotte dotazioni finanziarie a disposizione degli enti locali, le complesse situazioni del mondo bancario, le difficoltà dei sistemi di rappresentanza sono elementi pesanti che rischiano di spingere l'attenzione di ogni attore verso le proprie problematiche interne. Ma di fronte ad una rivoluzione che come le singole imprese riguarda anche i modelli territoriali rinunciare ad un protagonismo collettivo significa rassegnarsi ad una deriva che probabilmente porta verso un ulteriore declino. Nei giorni scorsi, attirandoci anche qualche critica, abbiamo evidenziato la necessità che il dibattito politico dei prossimi mesi in vista delle elezioni amministrative fosse incentrato sulla definizione di quale modello socio-economico i partiti immaginavano e proponevano per il territorio dei prossimi anni e su quali fossero le azioni conseguenti”.

Conclude Bernacci: “Di fronte alla cruda realtà della perdurante crisi secondo Confartigianato sarebbe bene se, al di là della campagna elettorale che riguarda i soggetti politici, si alimentasse fra tutti gli attori pubblici e privati una profonda riflessione sugli strumenti e sulle iniziative che questo territorio può mettere in campo per creare un ambiente più favorevole al fare impresa”.

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