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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Telecamere illegali per il custode infedele? Sindacato insorge

Il Sulpm: "Vorremmo evidenziare un grave errore che qualcuno in Comune ha fatto preso dalla smania di calpestare ancora una volta i diritti dei lavoratori"

Il custode del cimitero di Ruffio – finito condannato con una pena patteggiata di 32.000 euro e la decisione di licenziarsi da dipendente comunale – potrebbe essere stato scovato grazie ad un impianto di sorveglianza illegale, piazzato dal Comune. Lo sostiene il sindacato della polizia municipale Sulpm, guidato da Giampiero Rondini. Che parte all'attacco del Municipio.

Così Rondini: “Nessuno vuole difendere il comportamento illegittimo del lavoratore, che sarà giudicato e si è già licenziato, ma vorremmo evidenziare un grave errore che qualcuno in Comune ha fatto preso dalla smania di calpestare ancora una volta i diritti dei lavoratori. Ci riferiamo all’utilizzo di registrazioni ed installazione di telecamere per “spiare” il dipendente infedele, senza la benché minima autorizzazione da parte dell’Autorità Inquirente o del Garante della Privacy. Con questa azione si è violato palesemente l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, che vieta questi tipi di controlli a distanza, senza alcun accordo con le parti sindacali”.

E ancora Rondini, segretario provinciale Sulpm: “Purtroppo annotiamo l’ennesimo illegittimo comportamento dell’Amministrazione Comunale di Cesena verso i propri dipendenti. E per fortuna che il dipendente si è licenziato volontariamente perché siamo sicuri che tali immagini non avrebbero potuto portare al licenziamento essendo state violate le nuove norme del Garante in tutela dei cittadini e dello Statuto dei lavoratori. Infatti l’installazione di impianti di videosorveglianza e di sicurezza con telecamere sui luoghi di lavoro non costituisce una prova a danno del dipendente in una causa di licenziamento se non c’è autorizzazione alla ripresa e alla videosorveglianza da parte del tribunale del Lavoro”.

“Naturalmente telecamere di videosorveglianza sui luoghi di lavoro sono misure che hanno uno scopo preventivo delle azioni di criminalità, ma i cittadini vanno protetti e secondo il Garante, devono essere informati con cartelli specifici che indicano le aree video sorvegliate. Queste sono le condizioni da rispettare per installare gli impianti di videosorveglianza con telecamere sul posto di lavoro: se non c’è stato un esplicito accordo con i sindacati o non si è provveduto a richiedere la dovuta autorizzazione alla Direzione Provinciale del  Lavoro, l’installazione di telecamere sul luogo di lavoro è vietata.  L’utilizzo di sistemi di videosorveglianza mirati al controllo dei lavoratori prevede una multa che va da 154 a 1.549 euro oppure l’arresto da 15 giorni ad un anno, salvo che la violazione costituisca un reato più grave. Siamo certi che la magistratura sta valutando anche queste sanzioni a carico dei dirigenti comunali che hanno agito al di fuori della legge”.
 

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