Omicidio Urbini. Amina Tourabe alla sbarra: "Sì sono stata io"

Amina Tourabe si è seduta sul banco degli imputati della Corte d'Assise di Forlì. Ha confermato la sua confessione. Ha detto di aver ucciso Wally Urbini il 22 febbraio del 2012 e anche davanti alla Corte non ha dato segni di cedimento. Il processo che ha la donna di origini marocchine come unica indiziata è iniziato con la richiesta della difesa, sostenuta dall'avvocato Carlo Benini di Ravenna, di rito abbreviato condizionato alla escussione del perito di parte per la capacità di intendere e volere.

Tesi però rigettata dalla Corte visto che già in fase di indagini preliminari l'autorità giudiziaria ha verificato che l'imputata sa quel che fa. Sono stati ascoltati due agenti di polizia giudiziaria che hanno ricostruito i primi rilievi. L'immagine descritta era quella della Urbini a terra, in posizione supina, con le braccia alzate e i pugni stretti. Aveva uno scialle sulla bocca e sangue che le usciva da un orecchio. Ascoltati anche il figlio Franco e la propria moglie. Sono stati i primi ad intervenire visto che la badante, che quella mattina si era recata nell'appartamento di via Sostegni, non riusciva ad aprire la porta.

In tribunale ha fatto il proprio ingresso anche il consulente tecnico che ha constatato la morte per soffocamento della vittima e ha evidenziato i colpi riportati alla nuca e le costole rotte. Tra i testi ascoltati c'era anche la nipote della Tourabe che ha portato elementi per rafforzare l'ipotesi secondo cui la donna avrebbe problemi psichici. Il processo è stato rinviato al 31 ottobre; il presidente di Corte era Orazio Pescatore mentre l'accusa era sostenuta dal Pm Alessandro Mancini. Le parti civili in causa sono tutelate dagli avvocati Raffaele Pacifico, Licia Zanetti e Roberto Manzo.