rotate-mobile
Cronaca San Mauro Pascoli

Il rivale in amore rimase a terra senza vita, l'imputato si difende: "Era un bestione, ho pensato che per me fosse finita"

Gli ingredienti di questa vicenda processuale sono la gelosia e una donna contesa che la sera del 7 aprile del 2019 portarono ad una furiosa lite a San Mauro Mare

Nell'aula 105 del tribunale di Forlì si sono rivissuti quei tragici momenti che hanno portato alla morte di Antonio Rinelli. Gli ingredienti di questa vicenda processuale sono la gelosia e una donna 'contesa' che la sera del 7 aprile del 2019 portarono ad una furiosa lite tra lo stesso Rinelli, che poi perse la vita, e Mirko Guerrini, imputato per eccesso colposo di legittima difesa.

La piccola via Orsa Maggiore a San Mauro Mare fu la cornice del fatto, e lunedì 26 febbraio davanti al giudice Marco De Leva ha parlato proprio l'imputato, oggi 48enne. I rivali in amore, entrambi residenti a Ravenna, si affrontarono selvaggiamente sotto gli occhi della donna 'contesa'. Inizialmente per lo stesso Guerrini sembrava profilarsi la scriminante della legittima difesa, ma a seguito di un supplemento di indagine è stata formulata l'imputazione di eccesso colposo che in questo momento lo vede sul banco degli imputati. La pubblica accusa è rappresentata dalla Pm Sara Posa.

Entra nel canale Whatsapp di CesenaToday

"Voglio rispondere - ha detto il 48enne di Fusignano assistito dall'avvocato Antonino Lanza - ho conosciuto sia la mia ex compagna che Antonio Rinelli nel Capodanno del 2019 in un locale da ballo". Ben presto con la donna nacque una frequentazione e lei mi disse subito che "con Rinelli era finita e che era stato un rapporto molto travagliato. Subito mi accorsi che lui non si era affatto rassegnato alla fine della relazione". Alla domanda se avesse paura del rivale in amore l'imputato ha risposto: "Diciamo che stavo attento, evitavo qualsiasi contatto". Il 48enne ha riferito di non avere più rapporti con la donna sammaurese da un anno e mezzo.

Poi è tornato a quella sera: "Io e lei stavamo pulendo quando è arrivata la macchina di Rinelli che ha parcheggiato proprio davanti al cancello dell'abitazione". Il 48enne ha riferito di essere stato colpito ben presto da un pugno in faccia "mi diceva 'ti cavo gli occhi', era fuori di testa, ho cercato di spingerlo via e intanto dicevo alla mia compagna di chiamare i Carabinieri".

Nacque una furiosa zuffa nella quale Rinelli addentò il pollice del rivale in amore senza lasciarlo più: "Sentivo un dolore lancinante e lui continuava a colpirmi con qualcosa di appuntito, ero una maschera di sangue e lui sputava il sangue che usciva dal mio dito non mollando la presa. Ho pensato che per me fosse finita, era un bestione, molto più alto e molto più grosso di me. Con le poche forze che avevo sono riuscito a spostarlo e siamo finiti contro la ringhiera di un ristorante".

"Ho saputo della sua morte solo il giorno dopo in ospedale"

A quel punto si concretizzò la scena finale della lite con Guerrini  'accovacciato' su Rinelli che ad un certo punto si girò con la pancia a terra. "Lui cercava di alzarsi facendo perno sulle braccia ma io mi sono opposto, ero distrutto, esausto e sanguinante. Ho pensato che lui fosse in preda a qualcosa perché non era possibile avere tutta quella forza. Ad un certo punto ho sentito un suo respiro profondo, ho pensato che forse anche lui non aveva più forze, ne ho approfittato per liberare il dito e allontanarmi per tornare dalla mia compagna".

Il 48enne di Fusignano ha spiegato di aver saputo della morte del rivale in amore solo il giorno dopo mentre si trovava all'ospedale in Rianimazione, quel giorno fu arrestato dai Carabinieri. L'imputato ha raccontato delle diverse operazioni a cui si è dovuto sottoporre, della "mano andata in cancrena" ma anche della "costante paura che ho quando qualcuno mi arriva da dietro".

 "Io sono contro le risse - ha detto - non ho mai dato uno schiaffo in vita mia. Arti marziali? Solo un corso di judo quando avevo 8 anni, poi ho iniziato a giocare a calcio". Il ravennate ha detto di non essersi accorto sul momento che Rinelli aveva perso i sensi: "Ho solo provato a fermarlo con la forza della disperazione, era un bestione". In aula il consulente tecnico del tribunale aveva indicato come causa della morte di Rinelli l'asfissia causata dalla compressione del collo. "Ho sentito da lui un respiro profondo, ha mollato un attimo la presa del dito, io ne ho approfittato e mi sono allontanato. Non ho difeso la mia donna, ho dovuto difendere me stesso", ha detto l'imputato nel processo che proseguirà a metà aprile.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il rivale in amore rimase a terra senza vita, l'imputato si difende: "Era un bestione, ho pensato che per me fosse finita"

CesenaToday è in caricamento