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Cronaca San Mauro Pascoli

Divi porta al Sammaurock i Ministri in chiave acustica: "Sono canzoni che raccontano la mia crescita"

Il cantante e bassista dei Ministri Davide Autelitano - conosciuto ai più come Divi - arriva in Romagna sul palco della prima serata della ventesima edizione del Sammaurock

A distanza di appena due settimane dal concerto di Federico Dragogna, chitarrista dei Ministri, al Rock è Tratto di Savignano, martedì 25 luglio il cantante e bassista della band Davide Autelitano - conosciuto ai più come Divi - arriva in Romagna sul palco della prima serata della ventesima edizione del Sammaurock di San Mauro Pascoli. Per l'artista milanese sarà l'unico concerto dell’estate in Romagna, quindi un'occasione imperdibile per ascoltarlo dal vivo. Prima di lui si esibiranno i Marrano, giovane rock band riminese prodotta dallo stesso Divi. Ad aprire la serata saranno invece gli Ono, quartetto della valle del Rubicone che unisce post rock ed elettronica in un mix potente e imprevedibile.

In vista del concerto, abbiamo fatto qualche domanda a Davide Autelitano.

Divi, qualche giorno fa abbiamo sentito il tuo collega Dragogna in un altro piccolo storico festival di paese poco distante da quello in cui ti esibirai tu, il Sammaurock. Una bella coincidenza, no?
Certo! Sicuramente siamo un po' vittime di una sorta di spostamento verso le grandi location e i grandi eventi. Si è un po' persa tutta una tradizione che l'Italia aveva fino a non troppo tempo fa: quando ho iniziato a fare musica era frequente finire in piccole situazioni che, oltre che essere bene accolte dalla comunità, per me erano il modo di fare certa musica. Per me la musica ha sempre avuto la funzione di dover andare in giro a insegnare qualcosa trovando situazioni nuove con cui mescolarsi. Oggi c'è il fenomeno inverso: quello di andare in grandi posti dove si fanno grandi concerti, c'è più la tendenza a fare un evento che a voler fare un tour, e di conseguenza anche i festival ci rimettono un po'. Rispetto al caso specifico, poi, ho una grande amicizia da anni con i Marrano, sono stati loro il tramite per far sì che questa cosa avvenisse. Nell'esperienza come loro produttore sono stato a Cesena per un po' dove registravano e mi sono affezionato ai luoghi, ho avuto delle guide locali eccellenti che mi hanno introdotto in lungo e in largo alla Romagna. Sono luoghi che appaiono molto distanti dalle rotte principali di quello che oggi è il battere della musica, ma hanno tanta tradizione e cultura e soprattutto degli schemi un po' diversi; basti pensare al caso di Mutonia, che è l'anomalia rispetto al concetto di società. Quindi è giusto per me continuare a pensare fuori dagli schemi. Ovviamente poi bisogna anche sapersi adattare, quindi proveremo sicuramente i palchi grossi, ma è giusto non perdere di vista quelli piccoli.

Quindi anche tu hai un bel rapporto con la Romagna...
Posso dire che se non sono romagnolo d'adozione poco ci manca! Ho passato la mia adolescenza in Romagna, i miei genitori avevano una casa lì e fino ai 15 anni trascorrevo le vacanze a Riccione. Per me la Romagna quindi rappresenta la libertà. Certo, quando la riaffronti in termini più adulti ti ritrovi a considerarla invece anche come meta di lavoro, che non capita spesso come dicevamo prima, perché tendenzialmente sono le grandi città a polarizzare musica ed eventi. Con l'occasione della produzione dei Marrano ho vissuto tutto il folklore locale e i momenti di campanilismo, e devo dire che - a parte la grande ospitalità che avete - c'è sempre qualcosa di molto interessante e profondo, che poi alla fine lo si trova anche nella letteratura o in Fellini. La Romagna è parte integrante di quello che per me è il patrimonio culturale italiano, e poterci "bazzicare" per me è semplicemente un onore.

Cosa dobbiamo aspettarci dal concerto al Sammaurock?
In questo momento sto vivendo un momento un po' interlocutorio: sto lavorando molto come produttore in progetti emergenti, faccio un po' il "Virgilio" nell'underground musicale per band emergenti. Però mi piace rivestire i panni dell'artista ogni tanto, quindi dietro all'escamotage dei Marrano mi sono inventato questa cosa. Porterò sul palco le canzoni dei Ministri di cui sono autore in una versione slegatissima dalla band, ovvero chitarra e voce. Una cosa molto semplice che rievoca quello che è l'embrione naturale con cui sono nate queste canzoni, ovvero la cosiddetta stanzetta in cui le prime parole sono venute fuori, e riproporle in quella esatta chiave fa riflettere molto sull'importanza non solo dei testi, ma proprio del songwriting in generale.

Quindi sarai sul palco da solo?
In realtà sarò accompagnato da Lorenzo Manenti, chitarrista dei Corpo Docenti con cui ho collaborato in passato come produttore, perché ammetto di non avere abilità particolari con la chitarra (ride, ndr) e mi piace molto concedermi lo spazio da cantante e basta. Sarà per me un modo anche per ritirare fuori dei brani che di solito sono suonati in tutt'altro tipo di chiave e che raccontano molto della mia crescita. A volte confrontarsi un po' con la scrittura che si aveva quando si era ragazzini è qualcosa che ti riporta qualche sensazione che magari nel tempo hai perso, e in un momento come questo in cui c'è tanta voglia di ricominciare a scrivere per me è un passaggio molto genuino. Ho trovato in questa formula una cosa molto catartica per arrivare a fare qualcosa di importante per me come persona, al di fuori del Ministri.

Hai parlato della tua attività di produttore, come procede?
Diciamo che procede, nonostante il mercato della musica abbia fenomeni discutibili. Viviamo in una situazione in cui non si investe sulla scena emergente, a meno che non ci siano ottimi limoni da spremere... È un lavoro molto delicato, perché bisogna lavorare con i sogni e le aspettative delle persone. Il grosso del mio lavoro consiste nell'abituare le persone a non pensare che le classifiche di Spotify o i numeri siano il punto d'arrivo del fare musica e far sì che ci sia ancora un legame con la purezza artistica di questo mestiere, far capire che basta anche solo la voglia di comunicare, che è un po' la cosa che si è persa perché viviamo in un mondo in cui le opinioni sono tutte o bianche o nere, e anche la musica va di conseguenza e cerca di lavorare in acque sicure o altrimenti di essere scorrettissima. Secondo me invece esiste anche una scelta che sta nel mezzo, e sarebbe proprio quella da perseguire di più. Quello che riscontro da produttore è che tanti sogni si infrangono contro delle aspettative che sono da ridimensionare in continuazione. Bisogna lavorare duro e soprattutto pensarsi in grado di dire cose importanti: finché non ci sarà questa cosa, difficilmente la musica cambierà. E di sicuro non saranno i produttori a cambiarla.

Ad esempio qualche artista poco conosciuto che merita?
Beh, i Marrano sono un ottimo esempio di band che non ha un appeal con la contemporaneità, ma che ha tanta voglia di esprimere un disagio non solo generazionale, ma anche geografico. In generale ci sono tanti artisti meritevoli che al momento sono non dico messi sotto al tappeto, ma in qualche modo trascurati. C'è un po' di paura a volte a tirar fuori certi artisti perché sono intellettualmente preparati, perché quando una persona ha l'intelligenza, la cultura e qualcosa da dire è temibile.

Che rapporto hai invece con Milano? Dragogna, milanese doc come te, ci ha detto che si sente un po' "buttato fuori"...
Milano è vittima di una speculazione. Io amo la mia città e la proteggerei davanti a qualunque cosa, sono fieramente milanese e ho un profondo dispiacere nel vedere che non è più una città pensata per cittadini, ma per accogliere un'élite. Questa dimensione anche rispetto ai prezzi non è facile, chiaramente è una città che offre tantissime possibilità e bisogna aver coraggio anche per rinunciare a Milano, però bisogna capire che la sostenibilità in questo mondo è fondamentale e necessaria. Ma non cambierei mai città. Stiamo perdendo contatto con la realtà e stiamo investendo in maniera un po' dissennata verso destinazioni che non hanno senso, i costi sono quello che sono e la gente è quello che è, bisognerebbe sganciarsi da tutto e provare a pensare alle cose come stanno realmente e ripartire da zero, dai concetti basilari.

Con i Ministri invece come procedono le cose? Vi state preparando per il mega concerto all'Alcatraz in occasione del decennale dall'uscita dell'album 'Per un passato migliore'?
Avevamo l'esigenza di celebrare un disco che la gente ha letteralmente "sbranato" quando è uscito, credo sia un po' il core di tutta la vicenda dei Ministri rispetto all'inizio e rispetto all'attuale. Dopo 10 anni abbiamo sentito l'esigenza di fare un solo grande evento. Questo è stato un anno in cui volevamo un po' staccarci da questo continuo stare noi tre assieme in una stanza: quando si cresce ci si accorge che ognuno sta impostando le proprie vite e le direzioni cambiano, anche se non cambia la voglia di collaborare. Ci siamo presi del tempo per riorganizzarci le vite e scegliere anche altri obiettivi personali e professionali. Non bisogna mai dimenticare che oltre la musica e dietro agli artisti esistono vite personali fatte di disagi e di felicità. Nel mio caso c'è molta felicità in questo momento e sento la necessità di prendermi del tempo per godermela, dopo anni passati a saltare da un palco all'altro. Che per carità, non significa andare in miniera, ma quello del musicista è comunque un mestiere che logora molto i rapporti personali. Quindi ho voluto coltivarli per bene e farli crescere. Detto ciò a un certo punto ci sarà modo di ritornare sul palco tutti assieme.

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