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Cronaca

Estrazioni di ghiaia sul Savio, "Controlli periodici. Nessun rischio idrogeologico"

Lucchi ha chiarito che "lungo il fiume Savio sono previste 5 aree per attività estrattiva"

L'assessore alla Sostenibilità Ambientale ed Europa Francesca Lucchi ha risposto in Consiglio comunale all’interpellanza del consigliere del Movimento 5 Stelle Claudia Ceccaroni in merito alla situazione dell’attività estrattiva lungo il fiume Savio. Lucchi ha chiarito che "lungo il fiume Savio sono previste 5 aree per attività estrattiva. L’inserimento di tali aree negli strumenti di pianificazione delle attività estrattive (P.I.A.E. e P.A.E.) è stato possibile a seguito di attività di studio, vagliate ed approvate dal Comitato Istituzionale dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli nel dicembre del 2007. Da tali analisi si evince un contributo delle attività estrattive alla riduzione del rischio idraulico dei corsi d’acqua, valutando positivamente la possibilità di laminazione del fiume Savio nel tratto a monte del tessuto cittadino, individuando alcune anse naturali del corso d’acqua, strategiche per azionare attività estrattiva e successiva realizzazione di casse di espansione. Pertanto tali aree hanno una finalità di sicurezza territoriale nel momento in cui la loro sistemazione finale, a cassa di laminazione delle piene fluviali, fornisce un contributo per la riduzione del rischio idraulico ed il miglioramento della regimazione del fiume stesso".

L’assessore ha spiegato che "l'area estrattiva Polo 26 “Palazzina” (esercitata dalla società Seli di Cesena) fa parte dell’insieme delle cave pianificate lungo il fiume Savio. Tale era già presente negli strumenti di pianificazione precedenti con una estensione areale di 14,35 ettari. Nei Piani (P.I.A.E. e P.A.E.) vigenti l’area è stata confermata con un ampliamento di 9,83 ettari. Tuttavia come indicato dal P.I.A.E. e recepito dal P.A.E., una parte dell’ampliamento, pari a 5,08, ettari è soggetta al vincolo assoluto di cui all’articolo 35, comma 1 delle Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.) del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), per cui la sua attuazione è subordinata al recepimento del Piano Regionale di Tutela delle Acque (P.T.A.) da parte del P.T.C.P. ed alla compatibilità rispetto all’art. 50 dello stesso. In definitiva, quindi, il P.A.E. vigente alla nuova area di 19,1 ettari, compresa la porzione di ampliamento libera da vincoli, ha assegnato un quantitativo estraibile di 475.273 metri cubi di ghiaia".

Lucchi ha inoltre spiegato che "non risultano esservi costi a carico del Comune in materia di attività estrattiva e di sistemazione finale delle aree. Principale beneficio collettivo è rappresentato dalla cessione delle aree, a titolo gratuito al demanio pubblico regionale, una volta terminata l’escavazione con la realizzazione di una sistemazione finale, eseguita dalle ditte private, che comprende le opere idrauliche necessarie affinché le aree stesse funzionino come casse di laminazione delle piene fluviali. Pertanto un beneficio per la collettività può essere senz’altro individuato nella destinazione di queste aree ad uso pubblico finalizzato alla sicurezza territoriale per la riduzione del rischio idraulico nei territori a valle ed il miglioramento della regimazione fluviale. Ulteriore beneficio per gli Enti pubblici competenti in materia (Regione, Provincia e Comune) è rappresentato dai proventi che per legge le ditte esercenti devono versare ogni anno in proporzione ai quantitativi di materiale utile estratto. In particolare entro la fine di ogni anno di attività le ditte devono versare al Comune una somma commisurata al tipo ed alla quantità di materiale estratto nell’anno stesso, in conformità alle tariffe stabilite dalla Regione. Le somme versate al Comune sono poi devolute nella misura del 20% alla Provincia e nella misura del 5% alla Regione".

"Il materiale estratto è rappresentato da ghiaia e a tutto il 2018, dall’inizio dell’attività, avvenuto nel 2012, i quantitativi estratti sono pari a 224.081 metri cubi", è stato chiarito. Lucchi ha chiarito che i controlli sulla attività "vengono effettuati periodicamente da personale degli enti preposti (Agenzia Regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione Civile e Comune) con sopralluoghi sia congiunti che indipendenti". Per quanto riguarda gli impatti sull’ambiente dell’attività, compresi gli aspetti di rischio idrico/idrogeologico, gli stessi sono stati valutati in sede di procedura di screening ambientale effettuata prima dell’inizio dell’attività e, rispetto a tali impatti, la ditta è tenuta rispettare determinate prescrizioni. Tuttavia considerato il contesto territoriale in cui si trova l’attività si può ritenere che la stessa non abbia particolari ripercussioni negative significative sul territorio stesso".

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